mercoledì 13 giugno 2012

Le spese folli dello Stato: due milioni di euro all'ora

Due milioni di euro l'ora. In barba alla spending review, che i vari governi ci sventolano sotto il naso dall'epoca del compianto Tommaso PadoaSchioppa (era il 2006), è questa l'impressionante velocità con cui cresce la spesa pubblica italiana. A fare i calcoli è stata la Confartigianato, che ieri in occasione della relazione annuale del presidente Giorgio Guerrini, ha puntato il dito senza mezzi termini sulle «riforme epocali poi cadute nel vuoto», sugli «annunci di tagli delle spese improduttive» e di «riduzione delle tasse», che non hanno mai prodotto alcun cambiamento. I numeri parlano chiaro: tra il 2000 e il 2012 la spesa pubblica è salita di 250,7 miliardi. Alla straordinaria velocità di crescita, si legge nel rapporto dell'ufficio studi, «di 2.384.808 euro all'ora, equivalente a 39.747 euro al minuto». Avete sentito bene. Ogni sessanta secondi lo Stato spende circa 40mila euro in più.

Inutile chiedersi da dove arrivano i soldi. Negli ultimi 18 anni, ha tuonato dal palco Guerrini, «si sono succedute 5 proposte di riforma fiscale, ma il peso delle tasse è cresciuto di oltre 4 punti, passando dal 40,8% del Pil nel 1994 al 45,1% nel 2012». Ma il quadro non è completo. Al netto dell'economia sommersa, infatti la pressione fiscale effettiva è addirittura del 53,7%. Mentre sul costo del lavoro italiano pesa una tassazione che ha raggiunto quota 47,6%, vale a dire 12 punti in più rispetto alla media del 35,3% registrata nei Paesi Ocse. Il tutto, per la gioia delle imprese, condito da oneri amministrati che pesano sulle aziende per 23 miliardi l'anno, grazie ad un tasso di complicazione fiscale che, solo nell'ultima legislatura, ha visto l'entrata in vigore di 222 norme, una ogni 6 giorni. Il risultato catastrofico per le tasche degli italiani e per l'andamento dell'economia è sintetizzabile in due numeri relativi al 2012: il Pil crescerà di 8 miliardi, mentre le entrate fiscali di 46.

È in questo scenario che si inserisce quello che il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha definito il «balletto del decreto per la crescita». Ieri, proprio all'assemblea di Confartigianato, il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, ha assicurato che «il governo sta lavorando al testo e alle necessarie risorse che saranno trovate». Ma è lo stesso Passera, proprio per sottolineare le difficoltà che sta incontrando per trovare la quadra, a ricordare che il decreto sviluppo «vede il contributo di molti ministeri».

Secondo l'ultima bozza circolata del decreto l'obiettivo sarebbe quello di favorire «la crescita e la creazione di nuova occupazione» nel rispetto, però, «delle esigenze di rigore nella finanza pubblica». Piatto forte del provvedimento sarebbe il riordino del sistema degli incentivi alle imprese, attraverso l'abrogazione di 43 disposizioni attualmente in vigore e la nascita del Fondo per la crescita sostenibile. Ci sarà poi un credito di imposta del 35% per le assunzioni qualificate e l'attribuzione di poteri a Palazzo Chigi per sbloccare le infrastrutture energetiche. Nel decreto, come chiesto a gran voce da Confartigianato, ci sarebbe anche lo stop fino alla fine del 2013 del Sistri, il contestato sistema di tracciabilità dei rifiuti.
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