lunedì 22 agosto 2011

Il senatore Nicola Rossi: «La patrimoniale per super-ricchi permetterà di tagliare le tasse»


Stretta sulle pensioni d’anzianità, dismissioni per abbattere il debito pubblico e mini-patrimoniale per i super ricchi. Sono questi i tre punti che secondo Nicola Rossi cambierebbero il volto alla manovra, trasformando «contenuti deludenti» in «misure strutturali» che permetterebbero di allungare lo sguardo oltre l’emergenza del pareggio di bilancio. «Perché il mondo non finisce nel 2014», spiega  l’ex consigliere economico di Massimo D’Alema nonché ex senatore del Pd (ora nel gruppo misto). Rossi, che in questi giorni ha sintetizzato le sue proposte nella contromanovra in dieci punti presentata dalla fondazione montezemoliana Italia Futura, aveva accolto con favore l’annuncio del governo di anticipare di un anno l’obiettivo della correzione di bilancio.



Poi, cosa è successo?
«È successo che i saldi e i tempi della manovra sono quelli giusti, ma sui contenuti si è persa un’occasione. Bisognava sfruttare l’emergenza per prendere decisioni di carattere strutturale».
E invece?
«Invece ci ritroviamo con un ulteriore prelievo fiscale sui ceti medi. Che è la classica misura a cui i tecnici del Tesoro arrivano quando non ci sono più spazi di manovra. Ma come si fa? Così il Paese  muore di asfissia».
Pensa anche lei, come Antonio Martino, che Tremonti sia un “socialista” o crede che qualcuno nel governo gli abbia legato le mani?
«I contenuti a dir poco deludenti della manovra sono l’esito dei veti contrapposti interni alla maggioranza. Il risultato non è né “socialista”, né “liberista”: è un compromesso di basso profilo peggiore di ambedue le alternative. È un film che abbiamo già visto sia a destra sia a sinistra».
Crede che la cosiddetta fronda del Pdl riuscirà a migliorare il testo?
«Non sono molto ottimista. Il problema è che non si capisce neanche cosa vuole il governo. C’è una questione di leadership che deve essere risolta, altrimenti non si va da nessuna parte».
Anche l’opposizione non aiuta...
«Senz’altro no. Il problema di leadership c’è anche lì. E il risultato è un’impotenza bipartisan».
Su alcuni punti di modifica, però, sembra esserci un’ampia convergenza...
«Guardi, quando le proposte sono equilibrate, come quella di modificare l’articolo 81 per inserire il pareggio di bilancio in Costituzione, la condivisione si trova. Ma ormai si va in ordine sparso. Nel Pdl ognuno dice la sua. La sinistra, invece, ha annunciato per martedì la presentazione della contro manovra. Ma non l’aveva già presentata? Forse è la contro manovra-bis».
Sulle dismissioni qualcosa si sta muovendo. Non è una delle sue proposte?
«Mi fa piacere che il governo pensi finalmente di mettere mano al patrimonio pubblico. Ma lo scopo deve essere quello di abbattere il debito pubblico e non di fare cassa, come ho sentito».
Se dovesse scegliere due o tre punti chiave per trasformare la manovra bis?
«Come prima cosa va cancellato il contributo di solidarietà. Poi bisogna intervenire una volta per tutte sulle pensioni d’anzianità. Non è possibile sentire Bossi oggi dire, come faceva Cofferati allora, che le pensioni non si toccano».
Niente tasse, insomma?
«Credo sia giusto e sostenibile introdurre un prelievo strutturale minimo dello 0,5% sui patrimoni altissimi, superiori a 10 milioni di euro».
E l’Iva?
Non sono contrario ad un aumento, purché, sia accompagnato da una corrispondente diminuzione delle imposte dirette. Si potrebbe, ad esempio, ridurre l’Irap, com’era previsto nel progetto di riforma fiscale elaborato dallo stesso Tremonti.



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