venerdì 19 agosto 2011

Triplo no del governo allo scudo


Non ci sarà uno scudo fiscale bis. C’è voluta una tripla smentita del governo per fugare l’ipotesi. Nessun condono è in arrivo, hanno fatto sapere prima il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli e, successivamente, Paolo Romani. «Una realtà virtuale che nella manovra non c’è», ha fatto notare il primo. «A mio avviso», ha dichiarato il titolare dello Sviluppo economico, «il governo al momento non sta studiando questa ipotesi». Anche il ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli, fa sapere: «Uno scudo bis per i capitali esportati all’estero non è una misura in programma».

Più fumosa la situazione sull’abolizione delle festività. Per salvare il 25 aprile, il primo maggio, il 2 giugno e un settore, come quello turistico, che rischia gravi danni dalla scomparsa dei ponti di primavera cresce in Parlamento un fronte bipartisan. Il tema è stato al centro della prima riunione al Senato della commissione Affari Costituzionali per il via libera sui requisiti di legittimità alla manovra bis. «Sono intervenuta in commissione», spiega la senatrice del Pd Mariangela Bastico, «per sottolineare che è una scelta che non ha effetti economici diretti, ma che ha effetti gravi per il turismo, oltre che rappresentare un disvalore per la memoria della storia collettiva del Paese». Parole che hanno trovato il favore del Pdl Lucio Malan, secondo il quale «se non fa risparmiare non sembra una misura così indispensabile». Della stessa idea anche il presidente della commissione, Carlo Vizzini: «Il pensiero di uccidere la memoria del 25 aprile mi fa male». Dal Tesoro, dove i tecnici continuano a lavorare alle ipotesi di modifica, non arrivano conferme di una marcia indietro. Ma qualcuno ammette a mezza bocca che il problema esiste. Soprattutto per una data simbolica come il 25 aprile e per alcune feste religiose che non cadono di domenica, come quella di San Gennaro (il 19 settembre) la cui abolizione provocherebbe, oltre alle proteste già espresse dalla diocesi di Napoli, la rivolta dell’intera città.

Nel dibattito sulle modifiche tiene banco il tema pensioni. Nella maggioranza aumenta, infatti, il fronte di chi opterebbe per una ulteriore stretta. Ma la novità di ieri è lo strappo dei comuni. Dopo le dichiarazioni polemiche successive all’incontro a Palazzo Chigi e il nulla di fatto rispetto alle richieste, l’Anci ha deciso di convocare esattamente fra una settimana, giovedì 25 agosto, un Comitato direttivo a Roma con un unico punto all’ordine del giorno: valutazioni e decisioni sugli effetti della manovra finanziaria, sui servizi pubblici locali e sulla spesa per gli investimenti dei comuni. Per il 29, comunque, è stata già annunciata una manifestazione a Milano. Proteste su cui la Lega tiene gli occhi bene aperti. Umberto Bossi, che nei giorni scorsi aveva alzato un argine sulla questione delle pensioni, oggi parla di una nuova priorità: «Il punto debole della manovra sono gli enti locali». Per quanto riguarda invece l’ipotesi del tfr in busta paga perplessità vengono espresse sia dai sindacati, come la Cisl, sia dalle organizzazioni datoriali come Confcommercio.
Nella maggioranza, intanto, continuano a premere i frondisti. «Va trovata la sintesi», ha spiegato il vicecapgruppo del Pdl alla Camera, Osvaldo Napoli, «per rafforzare da un lato l’azione di governo e, dall’altro lato, il profilo del PdL come partito popolare e liberale. C’è e va trovata un’alternativa alle tasse».


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