domenica 13 novembre 2016

In pensione prima? Niente tredicesima

Le brutte sorprese per chi vuole lasciare il lavoro prima di quanto imposto dalla Fornero non sono finite. Oltre a succhiare fino ad un quinto del futuro trattamento previdenziale, l’Ape volontaria si mangerà pure la tredicesima per tutta la durata dell’anticipo. La doccia gelata arriva direttamente dal team del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, che sta mettendo a punto il Dpcm attuativo della norma inserita in finanziaria.

Solo una decina di giorni fa gli esperti di Palazzo Chigi avevano indirettamente svelato, attraverso la pubblicazione di dettagliate slide sul sito del governo, che il taglio dell’assegno, in caso di una richiesta di anticipo di tre anni sul 100% della pensione, può arrivare fino al 20% dell’importo. Una sforbiciata pesante, che i tecnici hanno tentato di alleggerire nell’unico modo possibile, senza toccare i saldi della manovra né i ricavi di banche ed assicurazioni: ossia riducendo la somma che finisce in tasca al pensionato. Intanto, verrà introdotto un tetto. La richiesta di Ape non potrà superare il 95% della pensione mensile per l’anticipo di un anno, il 90% per due anni e l’85% per tre anni. La novità più clamorosa è, però, che il prestito verrà erogato solo per 12 mesi l’anno, azzerando la tredicesima. In pratica, a fronte di una pensione  mensile netta di 1.286 euro si potrà ricevere per un anticipo di tre anni fino a 1.093 euro al mese, l’85% dell’assegno. Ma se la somma verrà erogata solo per 12 mesi, la percentuale del prestito scende di fatto al 78% della pensione.

Il sacrificio non servirà a molto. L’incidenza dei costi della restituzione (al netto della detrazione fiscale del 50% sugli interessi e sul premio assicurativo per il rischio di premorienza) taglierà l’assegno per 20 anni con percentuali che vanno (in caso di anticipo triennale) dal 16,2% del primo anno al 12% dell’ultimo. In media si tratta di una penalizzazione del 4,7% per ogni anno di anticipo. Ma in totale, considerando l’esempio precedente, per un prestito di circa 40mila euro bisogna restituirne oltre 54mila, con un ricarico di circa 14mila euro (il 26%). Operazione che taglierebbe l’assegno di circa 208 euro al mese, questa volta anche sulla tredicesima, portando il trattamento futuro ad una quota simile a quella dell’anticipo.
Mentre i pensionati iniziano a farsi i conti, l’esame parlamentare della legge di bilancio si prepera ad entrare nel vivo con il classico assalto alla diligenza. A fare la parte del leone sarà paradossalmente il Pd, che ha presentato un terzo delle proposte di modifica (circa 1.600 dei 4.962 emendamenti). Sempre nell’ambito della maggioranza ci sono 440 proposte di Ap, 154 di Scelta civica e 114 delle minoranze linguistiche. Tra le opposizioni si registrano 507 emendamenti di M5S, 498 di FI, 347 dalla Lega, 300 da Si e 105 da Alternativa libera-Possibile.

Tra le novità in arrivo ci sono il bonus mamme e nido con un tetto Isee, l’estensione di un giorno per il congedo obbligatorio dei papà e una stretta sul bagarinaggio online e sull’evasione del bollo auto. Ma a far discutere è stata soprattutto una proposta del Pd, approvata in commissione Finanze, che prevede la cedolare secca al 21% per gli affitti brevi, obbligando anche privati e intermediari online, come il circuito Airbnb, ad iscriversi in un registro dell’Agenzia delle entrate. A stoppare la norma, ancor prima del Parlamento, ci ha pensato Matteo Renzi con un tweet: «Nessuna nuova tassa in legge di bilancio. Nemmeno Airbnb. Finché sono premier io, le tasse si abbassano e non si alzano». A stretto giro la replica del presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia, piddino pure lui: «La norma è per i proprietari di casa, vorrei rassicurare il premier che Airbnb continuerà a non pagare le tasse nel nostro Paese, come ha sempre fatto fino ad oggi».

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