venerdì 4 novembre 2016

Mps se la tira ma non batte chiodo

La parola d’ordine a Siena è che solo le incertezze legate alla consultazione popolare stanno bloccando la pioggia di adesioni al piano di salvataggio di Mps. La tesi è esposta nero su bianco nella relazione che sarà presentata all’assemblea del 24 novembre che dovrà esprimersi sull’aumento da 5 miliardi: «I riscontri ottenuti dalle banche del consorzio di collocamento», si legge, «evidenziano la sostanziale indisponibilità manifestata dagli investitori istituzionali ad assumere importanti decisioni di investimento relative a società italiane prima di conoscere l’esito del referendum costituzionale». Per avvalorare l’alibi è sceso in campo persino il sindaco di Siena, Bruno Valentini, secondo cui «dall’estero si guarda con interesse ad Mps», ma il voto «condizionerà molto nel breve termine le operazione».

Ma la realtà è che dopo aver sbattuto la porta in faccia a Corrado Passera, il Monte dei Paschi fatica a trovare interlocutori. L’ad Marco Morelli sta girando mezzo mondo a caccia di investitori. Dopo aver toccato Londra e il Qatar il road show sta proseguendo negli Stati Uniti. La prossima settimana sarà il turno di Londra, poi Parigi. Ad ogni tappa circolano indiscrezioni su potenziali soggetti disposti a farsi avanti. A New York sarebbero stati avviati contatti con Rhone Capital, Appaloosa Management e Paulson & Co e Atlas Merchant Capital. Il tour sta andando «molto bene», fanno trapelare fonti vicine al dossier. C’è, però, chi sostiene che, al di là di qualche stretta di mano, Morelli sia riuscito ad ottenere ben poco. Men che meno impegni scritti. Persino lo storico partner Axa ieri ha preso le distanze. «Pensiamo che l’aumento sia una buona cosa», hanno fatto sapere dal colosso bancassicurativo francese, «ma prima di esprimerci bisogna sapere le condizioni, che al momento non sono note».

Rumors e dichiarazioni che sono tornati ad alimentare le tensioni in Borsa (ieri il titolo è andato ancora giù, con un calo dello 0,94%) dopo la fiammata provocata dalla discesa in campo dell’ex ministro dello Sviluppo. Un fronte, quest’ultimo, su cui la Consob vuole vederci chiaro. Dopo le pesanti accuse di Passera, che ha denunciato la chiusura totale di Mps ad aprire un confronto sul piano, negando qualsiasi accesso ad informazioni sui conti della banca, l’authority ha deciso di convocare i duellanti. Ieri sera è stato il turno dell’ex manager di Intesa Sanpaolo, che già aveva illustrato nelle scorse settimane alla stessa Consob il progetto di salvataggio da 3,5 miliardi. Lunedì dovrebbe toccare ai rappresentanti di Mps.

Nel frattempo, l’istituto senese va avanti per la sua strada che, come ha sottolineato Axa, ancora non è ben delineata. Dalla relazione illustrativa predisposta per l’assemblea dei soci è emerso che, oltre alla conversione volontaria dei bond subordinati Tier 1 e Tier 2, Mps si riserva anche la possibilità di offrire la conversione di strumenti finanziari meno rischiosi come le obbligazioni senior. Si è infatti rilevato che «la situazione dei mercati potrebbe rendere di difficile esecuzione la raccolta di un ammontare pari a quello ipotizzato attraverso semplici offerte di sottoscrizione». Anche sulla base di queste indicazioni, il cda, considerate le attuali condizioni di mercato e al fine di favorire il buon esito dell’aumento, ha valutato la possibilità di combinare un’offerta di sottoscrizione con altre fattispecie. L’operazione passerebbe attraverso «l’eventuale acquisto da parte della banca di strumenti finanziari emessi dalla banca medesima».
Sulla mina dei 400 lavoratori (sugli oltre 1.000 trasferiti alla società Fruendo) che hanno vinto le cause in tribunale e si preparano a tornare in Mps, infine, la banca ha annunciato ricorso in Cassazione.

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