martedì 8 settembre 2015

Solo briciole dalla lotta all'evasione

Una certezza, per ora, c’è: sarà difficile che il governo riesca a tappare i buchi della manovra con la lotta all’evasione. Alla fine dello scorso anno Matteo Renzi aveva annunciato di volere 3,5 miliardi aggiuntivi rispetto al 2014. Poi in legge di stabilità ne furono inseriti 3,8. Ebbene, ieri il bollettino delle Entrate ha certificato che da gennaio a luglio i maggiori incassi dell’attività di accertamento e controllo si sono limitati a 43 milioni, lo 0,9% in più sullo scorso anno. Per il resto, le entrate tengono. Un po’ la ripresina, un po’ una serie di balzelli aggiuntivi arrivati nel 2015 hanno fatto crescere le entrate in sette mesi dello 0,6%, che al netto del gettito derivante dalla vendita delle quota di Bankitalia diventa l’1,3% (+3 miliardi di euro).

Risorse comunque non sufficienti a coprire i 30-35 miliardi di manovra a cui stanno lavorando i tecnici di Via XX Settembre. Ieri il premier ha ribadito a Porta a Porta che intende procedere a testa bassa sul taglio delle tasse sulla casa. E senza togliere neanche un centesimo agli enti locali. «Noi togliamo Imu e Tasi e daremo ai sindaci un assegno corrispondente», ha spiegato, «quel che togliamo ai comuni lo restituiamo paro paro, come si dice a Roma. Sarà emblematico: tot levi ai comuni, tot rimetti immediatamente». Quindi restano da recuperare i 4,5 miliardi necessari.
La sforbiciata sarà fatta perché «non pagare le tasse sulla prima casa dopo che magari uno per trent’anni ha pagato un mutuo lo giudico un fatto di giustizia». Ed è giusto, al contrario, che «chi ha la seconda, la terza o la quarta paghi le tasse».

Per il Sud, ha proseguito Renzi, non servono «nuovi libri dei sogni», ma impegni concreti. «Stiamo ragionando», ha spiegato, «su alcune proposte. C ’è chi suggerisce di usare il credito di imposta, che è già stato utilizzato, una forma di fiscalità agevolata per chi investe. Avrebbe un importo di un paio di miliardi, secondo le stime».
Quanto alle coperture il premier non si è sbottonato più di tanto. Tranne sull’ipotesi ormai nota di ottenere più margini dall’Europa sul deficit. «Il debito dell’Italia è sostenibile, noi siamo in grado di assolvere i nostri compiti. Per adesso abbiamo ottenuto 17 miliardi di euro di flessibilità, si tratta di discutere ancora, io spero di portare a casa tutto quel che serve e cioè avere l’anno prossimo un deficit non all’1,4% come previsto dal fiscal compact, che è stato accettato anche dal governo italiano».

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