sabato 20 giugno 2009

Sacconi striglia i bamboccioni

L’occupazione, ci dice l’Istat, cala in Italia per la prima volta dopo 14 anni. Ma non è questo a preoccupare il ministro Maurizio Sacconi, che anzi si aspettava cifre ancora peggiori: «È un dato inferiore rispetto a cio che potevamo temere». Il problema è nel dettaglio di quei numeri, che ci raccontano un Paese dove gli immigrati si rimboccano le maniche mentre gli italiani se ne restano a poltrire. La diminuzione complessiva di 204mila unità nel primo trimestre del 2009 (-0,9%) è infatti dovuta ad un calo di occupazione di 426mila italiani e dell’aumento di 222mila stranieri.
Di qui l’affondo di Sacconi contro quelli che Padoa-Schioppa avrebbe chiamato “bamboccioni”. Quei giovani, lascia intendere il ministro del Welfare, che fanno i difficili e preferiscono restarsene a casa piuttosto che accettare lavori ritenuti troppo umili. «Il dato Istat», ha spiegato Sacconi a margine del convegno dell’associazione dei medici dirigenti Anao, «deve fare riflettere gli italiani sul fatto che continuano ad esserci lavori rifiutati». In «una grande crisi come questa», ha proseguito il ministro, «è necessario che soprattutto per i giovani ci sia una maggiore attitudine ad accettare anche quei lavori per i quali si riscontra disoccupazione italiana e ricorso a immigrati e, a volte, anche a immigrati clandestini».
Il rimbrotto può essere condivisibile, ma non è del tutto meritato. L’aumento dell’occupazione straniera è infatti dovuto principalmente a quello della comunità immigrata, al cui interno si verifica ugualmente, seppur ridotto (-0,5%), un calo dei posti di lavoro. La realtà, come denunciano da tempo le associazioni di categoria e le Pmi, è che la crisi sta colpendo con più violenza il lavoro autonomo e in particolare i piccoli imprenditori (che lasciano sul terreno 163mila unità), mentre il lavoro dipendente continua a crescere (+66mila).
E insieme alla piccola impresa l’altro allarme rosso provocato dalla crisi riguarda la spesa pubblica, in particolare quella sanitaria, che secondo Sacconi si prepara ad «esplodere» con un buco in sole sei regioni del Centro Sud di 3-3,5 miliardi. E qui il ministro è in perfetta sintonia con la Marcegaglia: non c’è tempo da perdere.
«C’è una situazione di pericolosa esplosione incontrollata della spesa sanitaria, che coincide», ha ammonito il ministro, «con situazioni di inefficienza e di carenza di servizi ai cittadini». Quindi l’annuncio che misure risolutive arriveranno al più presto: «Tutto si concentra nelle decisioni che dobbiamo prendere entro il mese di luglio per le regioni Sicilia, Campania, Molise e Calabria, oltre alle verifiche che dobbiamo fare sul piano di rientro dell’Abruzzo e sulla situazione del Lazio». Bisognerà verificare se queste regioni hanno preso le decisioni per azzerare il disavanzo strutturale nel 2009. Altrimenti si procederà al commissariamento». Bisogna farlo, ha spiegato il titolare del Welfare, «sennò non diventa più credibile il rispetto dei criteri di gestione equilibrata che hanno le altre Regioni» ed i «4,5 miliardi in più previsti per il 2010-2011 potrebbero non bastare».

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