giovedì 28 maggio 2009

Statali invulnerabili alla crisi

Le retribuzioni contrattuali orarie ad aprile sono cresciute dello 0,1% rispetto a marzo 2009 e del 3,5% su aprile 2008, rispetto ad un’inflazione bloccata all’1,2%. Finalmente una buona notizia? Il dato diffuso ieri dall’Istat sembrerebbe una boccata d’ossigeno dopo lo schiaffo dell’Ocse che piazzava l’Italia al 23esimo posto su 30 per gli stipendi troppo bassi. In realtà, è troppo presto per festeggiare. L’andamento delle buste paga è infatti perfettamente in linea con quello degli ultimi mesi. Con eccezione di dicembre e gennaio dove alcuni rinnovi della parte economica dei contratti hanno spinto il dato mensile verso l’alto. Non a caso le previsioni per l’intero 2009, elaborate sempre dall’Istat, parlano di un incremento medio che dovrebbe attestarsi al 2,9%, un livello più basso di quello visto negli scorsi anni. E che le cose non vadano per il verso giusto è anche confermato dai dati relativi a occupazione e cassa integrazione nelle grandi imprese. per quanto riguarda il primo fronte a marzo il tasso è sceso dello 0,1% rispetto a febbario e dell’1,2% rispetto a marzo 2008. Ma al netto della cassa integrazione, ha precisato l’Istat, il calo occupazionale è stato del 3,4%. Si tratta del risultato peggiore dal gennaio 2001, anno in cui l’Istituto nazionale di statistica ha iniziato le rilevazioni. Le brutte notizie proseguono anche sul versante cassa integrazione. A marzo l’Istat ha infatti registrato un nuovo picco. Le ore di cassa integrazione utilizzate dalle imprese con oltre 500 dipendenti sono state 35,3 ogni mille lavorate, con un aumento del 370,7% rispetto allo stesso mese del 2008.
A soffrire maggiormente è il settore dell’industria, dove tutti i dati si ingigantiscono. La riduzione tendenziale dell’occupazione è infatti arrivata (sempre al netto della Cig) a quota -8,1%, mentre le ore usate di cassa integrazione balzano a 95,5 ogni mille lavorate, quasi una ogni dieci. Il che significa un aumento del 413,4% sullo stesso periodo dell’anno scorso.
Si tratta di un trend che non sembra purtroppo destinato a cambiare. Secondo le stime della Uil l’utilizzo della cassa integrazione nei primi quattro mesi dell’anno ha registrato un costante aumento, con oltre 442mila lavoratori di medie e grandi imprese che ad aprile hanno ricevuto l’assegno. Si tratta di un aumento del 155% rispetto a gennaio.
Non tutti i dati contenuti nel bollettino dell’Istat sono però negativi. In solitaria controtendenza c’è il curioso caso della pubblica amministrazione, che pur nella bufera della crisi economica continua a mantenere il primato della progressione degli stipendi. Il fenomeno non è nuovo. Il differenziale positivo delle buste paga degli statali rispetto a quelle del settore privato era già stato ampiamente segnalato dall governatore di Bankitalia nella sua relazione annuale del 2008. Mario Draghi aveva anche sottolineato l’anomalia di retribuzioni non solo più veloci, ma anche complessivamente più alte rispetto ai colleghi non pubblici. Circostanza dovuta in gran parte ai premi a pioggia e agli avanzamenti automatici di carriera.
Ebbene, il record della Pa sembra resistere bene ai colpi della recessione. Basta guardare l’indice Istat che parte dal 2005 ed arriva fino all’aprile del 2009. Nell’arco del periodo l’indice generale di tutti i settori economici è salito a 111, quello dei privati si è fermato un po’ prima, a 110,5. Imbattibili gli statali, che hanno invece raggiunto quota 112,5. Non tutti, ovviamente, hanno la busta paga gonfia. Le forze dell’ordine e i militari, ad esempio, si attestano su valori più bassi della media, con un indice che oscilla tra 106 e il 107. A mettere il turbo sono invece gli stipendi dei ministeriali, che con un 116,2 sono in testa alla classifica di tutti i settori pubblici e privati. Seguono a ruota gli impiegati nella scuola, passati dai 100 del 2005 ai 115 dell’aprile 2009. Va detto che all’interno della Pa gli stipendi di maestri e insegnanti sono significativamente più bassi della media Europa, ma come scatto non c’è male.

libero-news.it