giovedì 21 maggio 2009

Marcegaglia accusa, Tremonti teorizza

Troppo morbida, sostengono alcuni. In realtà, dietro il tono garbato, Emma Marcegaglia non ha risparmiato gli affondi al governo. A partire dalle riforme «urgenti e indispensabili» fino alla «vergogna» dei debiti della Pa nei confronti delle imprese. A ben guardare, anzi, l’intervento della presidente all’Assemblea annuale della Confindustria è un lungo elenco di doglianze che portano tutte allo stesso punto: il governo si dia una mossa, e lo faccia in fretta perché la crisi (ma non era dietro le spalle?) non è affatto finita. «Di qui l’appello rivolto a Silvio Berlusconi: «Presidente, ha un consenso straordinario, lo usi per fare adesso le riforme necessarie». Perché senza interventi strutturali, ha spiegato dal palco dell’Auditorium di Roma la Marcegaglia, per la ripresa bisognerà attendere il 2013, «un arco di tempo troppo lungo per non avere conseguenze negative sulla vita dei lavoratori e delle imprese e sulla stessa coesione sociale». Tra le priorità c’è l’innalzamento dell’età pensionabile. «Siamo il Paese», ha detto, «con la spesa sociale più squilibrata a favore delle pensioni, per le quali spendiamo quasi il 16% del Pil contro il 9,5% dei Paesi avanzati». Ma c’è anche l’allungamento della cassa integrazione, visto che «negli ultimi 18 anni la gestione della cassa ha accumulato saldo attivo di 40 miliardi che è andato a finanziare i disavanzi pubblici». Quanto al capitolo infrastrutture, la presidente di Confindustria ha detto di avere apprezzato «gli sforzi del ministro Matteoli», ma nonostante gli annunci «non risulta alcun aumento degli investimenti pubblici nel 2009». C’è poi le «scandalo nazionale» degli enti inutili, che «continuano a pesare sulle tasche dei contribuenti» e «impongono burocrazia dannosa su cittadini e imprese». Tra questi, ha aggiunto, «ci sono anche le Province». La presidente ha infine messo in guardia il governo sul federalismo fiscale, che non potrà «essere in alcun modo una giustificazione per aumentare la spesa pubblica e di conseguenza la pressione fiscale».
Ma le parole più dure sono state riservate alla stretta del credito che sta soffocando le imprese, «schiacciate tra la riduzione degli ordini e la difficoltà di incasso dei pagamenti». Sui prestiti il dito è puntato verso le banche, perché malgrado i Tremonti bond sono «troppi i casi di aziende cui vengono ritirati i fidi, che si vedono rifiutare le anticipazioni sulle fatture e a cui vengono applicati tassi esorbitanti». Il j’accuse della Marcegaglia è però diretto anche e soprattutto al governo perché «la montagna di crediti verso le pubbliche amministrazioni è una patologia insopportabile» e «i ritardi nei pagamenti, già gravissimi, si sono allungati». Che il fronte sia caldo lo sa bene il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che non a caso un paio di giorni fa si è impegnato a sbloccare la situazione attraverso l’intervento di Sace e Cdp. Ma di concreto, fino ad ora, c’è poco o nulla.
«Ci hanno spiegato», ha detto la Marcegaglia, «che lo Stato e le altre amministrazioni non possono rimborsare subito tutti i debiti pregressi». A questo punto, ha tuonato, «chiedo come e quando saremo pagati». Risposte, su questo, non ne sono arrivate. Ma Silvio Berlusconi si è detto «d’accordo su tutto» con la presidente. Mentre il ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola, ha sottolineato che il governo «sarà al fianco delle imprese per rafforzare la competitività del sistema».
C’è poi il segnale arrivato dal titolare dell’Economia, che nel pomeriggio, dal congresso Cisl, ha aperto uno spiraglio sulla riforma della previdenza. Niente di troppo impegnativo, ma qualcosa di più del solito: le pensioni non si toccano. «Fare le riforme è una cosa dura e complessa», ha spiegato Giulio Tremonti, «non basta dire: facciamo un patto tra generazioni. Devi fare un disegno di legge in cui si dice con quali diritti e a quale età vai in pensione». Il ministro si è comunque detto convinto che il sistema sarà riformato. Quando? «Al tempo giusto e con le persone giuste». Perché, ha proseguito nella sua sibillina metafora «c’è un tempo per gestire la crisi e un tempo per fare le riforme». Nel frattempo, Tremonti ha «fede e fiducia». Un tasto su cui hanno insistito anche il premier e Scajola, sottolineando che «ottimismo e fiducia» sono ingredienti necessari a combattere la crisi. Ce ne vorrà molto di entrambi.

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