giovedì 28 maggio 2009

La Fenice in mano alla Consulta

Ci mancava solo questo. Prima il lodo Alfano e il caso Mills, poi il termovalorizzatore di Acerra ed ora il decreto Alitalia. Sembra che nelle aule di giustizia abbiano deciso improvvisamente di rimboccarsi tutti le maniche. Basta che la pratica riguardi direttamente o indirettamente il presidente del Consiglio. Sarà una coincidenza, ma la sensazione è che in queste ultime settimane prima del voto sia sufficiente che la cosa rechi anche un piccolo fastidio al manovratore per far sì che la pigra macchina dello Stato inserisca rapidamente il turbo. Questa volta è stato il turno del Tar del Lazio, che ha deciso di sospendere il giudizio e di trasmettere tutti gli atti alla Corte costituzionale. Sotto accusa c’è il decreto del 28 agosto 2008 che ha ampliato gli ambiti di applicazione della legge Marzano consentendo alla compagnia di bandiera di accedere all’amministrazione controllata, di procedere alla fusione degli asset “buoni” con AirOne e di arrivare alla successiva cessione alla Cai di Colaninno e Sabelli.Il coinvolgimento del Tribunale amministrativo scaturisce dai ricorsi con cui Meridiana, Eurofly e Federconsumatori hanno chiesto l’annullamento del provvedimento con cui il 3 dicembre 2008 l’Antitrust ha autorizzato l’operazione Fenice. Le obiezioni riguardano in particolare il fatto che Antonio Catricalà, applicando il decreto sotto accusa, si sia limitato a prescrivere una serie di condizioni a tutela degli utenti invece di intervenire con più decisione sui nuovi assetti di mercato. Per il Tar «è verosimile ritenere - si legge nell’ordinanza - che la norma di legge abbia discriminato i vettori aerei prevedendo un trattamento più favorevole per le compagnie aeree che, realizzando l’operazione di concentrazione senza il preventivo esame dell’Antitrust sull’eventuale costituzione o rafforzamento di una posizione dominante, hanno incrementato la propria posizione in termini concorrenziali». Il collegio ha ritenuto che «tale discriminazione non sia ragionevole e, pertanto, risolvendosi in una disparità di trattamento, possa violare l’art. 3 della Costituzione».Il problema, intendiamoci, non è peregrino. Il decreto Alitalia, che si occupa, lo ricordiamo, di situazioni straordinarie ed eccezionali, prevede una deroga ai principi Antitrust per due anni. Ma sulla questione, oltre ad essersi espresso il Parlamento in fase di conversione del decreto e la Commissione europea (che ha spesso consentito deroghe ad altri Paesi dell’Unione), è intervenuto con chiarezza lo stesso Catricalà. Il presidente dell’Authority ha posto come unico problema quello della lunghezza del periodo di tutela concesso alla Cai, suggerendo una riduzione che renderebbe la prescrizione in linea con le normative internazionali. Ma ha anche ribadito che il decreto non consente affatto la violazione delle regole. «L’autorità», ha spiegato durante un’audizione in Senato, «non mancherà di vigilare sul comportamento delle nuove imprese che dovessero derivare dalle operazioni di concentrazione autorizzate dal decreto. L’impresa risultante sarà qualificabile come dominante sui mercati nei quali opererà e sarà pienamente soggetta al divieto di abusare della propria posizione».

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