venerdì 22 maggio 2009

Il falco Sacconi ora vuole far pace con Epifani

Il tempo giusto e le persone giuste, aveva detto giovedì Giulio Tremonti parlando in maniera un po’ sibillina di pensioni. È toccato a Maurizio Sacconi, ieri, fare nomi e cognomi. E, a sorpresa, tra gli invitati è spuntato anche Guglielmo Epifani. Proprio a lui si è rivolto il ministro del Welfare parlando dal palco del congresso della Cisl: «Chiedo anche alla Cgil di riflettere, di aprirsi, prima che al dialogo con il governo, al dialogo vero, pieno, compiuto». L’appello, curiosamente, arriva dallo stesso Sacconi che durante la trattativa su Alitalia era accusato di voler spaccare il fronte sindacale. Ma tant’è. Per uscire dalla crisi e per costruire «con il dialogo» il percorso per l’avvio di riforme, ha spiegato il ministro, c’è bisogno di coesione sociale: «Il Paese in questo momento ha davvero bisogno di tutti, anche dell’amico Guglielmo». Perché i «germogli» intravisti ieri dal Centro studi di Confindustria non sbocceranno così in fretta anche nel mondo del lavoro, dove l’occupazione registra con ritardo i cambi di marcia. In altre parole, i posti di lavoro «continueranno a diminuire». Anche se i dati sull’andamento della crisi fanno presumere che «il peggio del peggio» sia ormai alle spalle, ha osservato quindi il responsabile del Lavoro, «siamo ancora immersi in una situazione di recessione». Quanto alla riapertura del dibattito sulle pensioni, ha assicurato Sacconi, non ci può essere sviluppo se manca «il dialogo» tra le parti sociali, tra gli attori interessati. Soprattutto, per il governo, resta fondamentale avere un interlocutore che sieda ai tavoli per contrattare. Come la Cisl, ha detto il ministro, tornando a tessere, tra gli applausi, le lodi dell’organizzazione che negli ultimi mesi si è «guadagnata» il rispetto. «Perché le firme pesano, fanno la differenza, sono assunzione di responsabilità, danno titolo e forza», ha aggiunto. E se anche la Uil si è guadagnata «il tavolo negoziale», lo stesso non è accaduto per la Cgil, ancora all’angolo nella triangolazione tra governo, Confindustria e parti sociali. In tempo reale la replica del segretario generale, Guglielmo Epifani, al congresso della Cisl per portare, «oltre al saluto», quel «senso di stima, affetto, amicizia e rispetto che non deve venire mai meno». Anche lui (che da “nemico” è stato appaludito 14 volte durante l’intervento) ha chiesto di limare «le differenze» per affrontare insieme le priorità del Paese. A partire dalla crisi, ha detto, che «non è ancora finita. I prossimi mesi, soprattutto sull’occupazione, saranno molto più pesanti» e il governo, «se non ci vogliamo raccontare balle, ci ha messo al massimo 2-3 miliardi». Poi, il segretario ha spiegato che la Cgil non vuole sfuggire al tema delle pensioni. Ma a patto di ripartire dai protocolli già firmati. Per la previdenza ci sono da ultimare i capitoli lasciati aperti dal governo Prodi su lavori usuranti e coefficienti di trasformazione. Sulla rappresentanza e sul fisco, invece, c’è la piattaforma unitaria firmata un anno e mezzo fa. Da qui vuole ripartire Epifani, che oggi riceverà la risposta del leader Cisl Raffaele Bonanni. Per ora è arrivata quella della Uil. Sul fisco, ha detto Luigi Angeletti, c’è un’unica cosa da fare: «ridurre le tasse su lavoro, pensioni e tredicesime». Quanto ai rapporti interconfederali, «le piattaforme non si fanno per proclamare lo sciopero ma per fare accordi».

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