giovedì 9 febbraio 2017

Zanetti: "Hanno nascosto i grandi debitori. Così si sono giocati il nostro voto"

Un conto è consentire al governo di intervenire, un altro condividere le modalità di intervento. Spiega così, Enrico Zanetti, segretario di Scelta civica e coordinatore dei gruppi parlamentari Scelta civica-Ala, la decisione di non votare la fiducia sul decreto salva banche.

A dicembre avete appoggiato la mozione di sostegno del dl, cosa è cambiato?
«Niente. L’abbiamo votata dicendo chiaramente che era giusto assumersi la responsabilità di dare al governo la possibilità di mettere in campo strumenti di reazione rapida, ma riservandoci poi una valutazione di merito sui singoli provvedimenti. E ora abbiamo espresso la nostra valutazione, negativa, su questo singolo provvedimento. Il capogruppo a Palazzo Madama Barani e la senatrice Longo, nelle loro dichiarazioni di voto, lo hanno spiegato chiaramente».

Che ne pensa dello stop della maggioranza alla pubblicazione dei nomi dei grandi debitori di Mps?
«Non è certo una misura che risolve i problemi, ma, se si usano soldi pubblici per risanare una banca, la pubblicazione dei nomi dei grandi debitori ci sta. Giustissimo abbinare ai nomi i profili di rischio di credito, per chiarire le differenti situazioni al di là dell'importo ed evitare indiscriminate cacce alle streghe, mentre mettere i profili di credito senza i nomi, e quindi in modo anonimo, come alla fine il governo ha imposto, è la classica toppa che è peggio del buco. Così, non possiamo essere d'accordo».

È contento che il presidente Grasso abbia bocciato l’emendamento sul finanziamento al golf?
«Più che altro sorpreso sia stato presentato: è talmente palese che non c'entri nulla con il resto del decreto che era ovvio finisse così».

È vero che il voto sul decreto si è intrecciato con una sua candidatura, respinta dalla maggioranza, alla testa della futura commissione d’inchiesta sulle banche?
«Mi fanno ridere questa ridda di indiscrezioni e reazioni più o meno isteriche sulla presidenza della commissione d'inchiesta sulle banche. Io finché non la vedo istituita, nemmeno ci credo che venga fatta, figuriamoci se mi metto a pensare chi potrebbe esserne il presidente. La mia impressione, a dirla tutta, è che, dopo averla tenuta ferma un anno, si sia accettato di accelerarne finalmente l'iter di Costituzione quando c'era la convinzione che tanto si andava a votare velocemente».

E ora che le elezioni non sembrano più così vicine?
«Ora voglio proprio vedere se dalla fretta non si tornerà come per magia alla lentezza. Noi, esattamente come quando eravamo al governo, continuiamo a ritenerla un fatto politico essenziale e imprescindibile, senza il quale le forze politiche che amano giocare al massacro avranno campo libero per definire marcio l’intero sistema a scatola chiusa. Perché, se la scatola non acconsenti ad aprirla, rendi legittime posizioni come queste anche agli occhi dei cittadini più avveduti che non inseguirebbero altrimenti il qualunquismo facile. Una follia politica, insomma, oltre che una vigliaccheria politica».

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