venerdì 3 febbraio 2017

Padoan nasconde la manovra. La Ue vuole commissariarci

«Perdita di sovranità». «Procedura d’infrazione allarmante». Se l’obiettivo era quello di rassicurare, l’intervento di Pier Carlo Padoan al Senato è riuscito per ora solo ad accrescere i timori di un commissariamento europeo dell’Italia.

Che la risposta vaga e dilatoria del ministro dell’Economia alla richiesta di manovra correttiva da 3,4 miliardi sia piaciuta pochissimo a Bruxelles, si è capito ieri abbastanza chiaramente. «Abbiamo ricevuto la lettera e ora valuteremo i documenti», si è limitata a dire una portavoce dell’esecutivo comunitario, senza voler commentare i contenuti della missiva.
Ma il disappunto della Commissione è trapelato in maniera inequivocabile. Ci si aspettava, ha detto una fonte europea, «una risposta più dettagliata» sia sulle misure sia sui tempi. Anche perché a forza di richieste di flessibilità il deficit italiano è lievitato al 2,4% del pil rispetto all’1,4% che bisognava realizzare per essere perfettamente in linea con il Patto di stabilità. Cristallino, a questo proposito, il commento del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici. «L’Italia faccia quello che deve fare», ha spiegato durante la presentazione di un suo libro, «che riduca il deficit è indispensabile». Quanto al debito, «è elevato e ci sono delle regole», anche se la Ue vuole che «l’Italia resti una Paese solido e credibile». E l’obiettivo dell’Eurogruppo è quello di «evitare procedure di infrazione».
Parole di circostanza, che non hanno convinto neanche lo stesso Padoan, che in un’aula di Palazzo Madama semideserta, non ha nascosto le sue preoccupazioni. «L’ipotesi di una procedura di infrazione da parte della Ue è decisamente allarmante», ha detto il ministro, definendo «necessario» e «indispensabile» l’aggiustamento dello 0,2% del pil. Anche perché «una riduzione di sovranità nella politica economica» avrebbe «costi ben superiori per la finanza pubblica del Paese».

Di qui l’impegno a rispettare i patti. In fretta, ma non subito, come già si era capito dalla lettera. Non ci sarà «una manovra estemporanea», ha ribadito più volte, ma «le misure saranno adottate al più tardi entro la fine di aprile», quando arriverà il Documento di economia e finanza. E il governo sta «valutando» anche di intervenire prima di quella scadenza.
Sul dettaglio della correzione, però, il ministro non ha aggiunto molto ai contenuti della missiva. La manovra, ha detto, «si compone per circa un quarto da tagli di spesa selettivi, per circa tre quarti da misure sulle entrate, di cui un miliardo è atteso da maggiori entrate derivanti dal rafforzamento di misure contro l ’evasione, che si sono già rivelate efficaci». Insieme a queste misure di contenimento della spesa e di aumento delle entrate, ha aggiunto, sarà stanziata una cifra superiore a 1 miliardo per far fronte all ’emergenza terremoto.

Fin qui, nulla di nuovo. Mentre sul fronte fiscale, quello su cui sono puntati tutti i riflettori, Padoan ha escluso interventi sull’Iva e sulle agevolazioni fiscali. Neanche un nuovo round di voluntary disclosure è in agenda. Resta da capire cosa succederà sulle accise, ovvero alcol, sigarette e benzina, che sembra essere rimasto l’unico pozzo da cui attingere per trovare le risorse necessarie alla correzione richiesta. Ma su questo le bocche del governo sono cucite.
Impalpabili le dichiarazioni del premier,  preoccupato solo di smentire ipotetici attriti con Padoan. «Siamo convinti», ha detto Paolo Gentiloni, che oggi incontrerà il presidente della Ue, Jean-Claude Juncker, a Malta, «che le risposte che abbiamo dato nel corso di questi anni e da ultimo la lettera di siano in linea con il rispetto delle regole ma senza prendere decisioni che possano avere effetti depressivi sulla nostra economia e sulla crescita».

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