venerdì 3 febbraio 2017

I sindacati fanno soldi sui morti di Viareggio

Dai 30 ai 50mila euro a testa per un totale che supera i 700mila euro. È questo il macabro bottino incassato dai sindacati con la sentenza di primo grado per il disastro ferroviario di Viareggio del 2009. Già, perché oltre alla sacrosanta presenza dei familiari delle 32 vittime e a quella degli enti locali che amministrano l’area dell’incidente, tra le circa 120 costituzioni di parte civile ammesse dal Tribunale di Lucca c’è anche una nutrita schiera di rappresentanti dei lavoratori.

L’inserimento delle sigle nei grandi processi che riguardano la sicurezza è frutto di una giurisprudenza discutibile, ma consolidata. Come si legge nell’ordinanza del gup di Lucca Alessandro Dal Torrione del 4 aprile 2013, che ha accolto quasi tutte le richieste delle parti, numerose sentenze della Cassazione hanno sancito il principio per cui «il sindacato annovera tra le proprie finalità la tutela delle condizioni di lavoro» anche «con riferimento alla sicurezza dei luoghi di lavoro e alla prevenzione delle malattie professionali». Per questo motivo, spiega il giudice, «i sindacati appaiono rivestire la qualità di soggetti danneggiati dalla ipotizzata condotta delittuosa, concretizzandosi l’ipotetico danno nella lesione del prestigio e della credibilità degli stessi, derivante dalla vanificazione del perseguimento e della realizzazione dei fini istituzionali propri di tali organismi collettivi».

In altre parole, piuttosto che rappresentare il fallimento della loro azione di tutela e prevenzione, l’incidente sul lavoro rappresenta un ingiusto danno reputazionale per le sigle che, nel momento in cui si accertano le responsabilità del datore di lavoro, deve essere risarcito con moneta sonante.
Capita l’antifona, i sindacati (fortunatamente non tutti) hanno iniziato a prendere d’assalto i processi. E se è vero che i princìpi sono nobili e importanti, sembra che i quattrini lo siano ancora di più. Scorrendo l’elenco delle parti civili contenuto nella sentenza di condanna per la strage di Viareggio dello scorso 31 gennaio, infatti, balza agli occhi un curioso fenomeno. Le sigle non si limitano ad una singola testimonianza, ma si presentano in massa, con quante più diramazioni possibile.

Il sindacato rosso guidato da Susanna Camusso, ad esempio, ha chiesto è ottenuto la costituzione non solo con la Filt Cgil di Lucca, articolazione territoriale dei trasporti, ma anche con la Cgil provinciale di Lucca, quella regionale Toscana e quella nazionale. Quattro costituzioni in tutto per un totale, come si legge nel dispositivo della sentenza, di 200mila euro (50mila ciascuno). Non è stata da meno l’Orsa, storico sindacato autonomo dei ferrovieri, anch’essa costituita con la segreteria provinciale, quella regionale e quella nazionale, per un totale di 150mila euro di indennizzo. Quelli dell’Orsa hanno anche provato a far entrare nella giostra l’associazione amica, seppure formalmente indipendente, In Marcia, alla fine esclusa per dei cavilli formali. Mentre l’Ugl si è «limitata» alla federazione Trasporti e all’Unione territoriale, totalizzando 100mila euro. Nell’elenco ci sono poi la Federazione Nazionale Cub Trasporti (comitati unitari di base) e il Dopolavoro Ferroviario di Viareggio, risarciti la prima con 50mila euro e il secondo con 30mila.

La novità di Viareggio, già sperimentata nel 2012 in un processo a Sassari,è l’ingresso tra le parti civili dei Responsabili per la sicurezza su lavoro (Rsl), eletti tra i dipendenti grazie ai voti dei sindacati.
Secondo il gup Dal Torrione anche loro possono vantare «iure proprio un possibile danno di immagine e un conseguente discredito della propria azione». Non solo. Per il magistrato devono essere ammessi pure gli Rsl eletti lontano dal luogo dell’incidente, perché in ballo c’è «un rischio generalizzato per tutti i ferrovieri italiani, non circoscrivibile alla sola area geografica dove il disastro ha avuto luogo». Di qui la decisione di far costituire ben 13 rappresentanti di Trenitalia provenienti da ogni parte del Paese. I giudici di merito, però, hanno deciso diversamente, riducendo l’elenco a soli cinque Rsl nazionali più quello della Toscana. Tutti risarciti dagli imputati con 30mila euro a testa.

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