domenica 12 febbraio 2017

I sette mesi di disastri della Raggi

Virginia Raggi ha iniziato a pattinare maldestramente sul ghiaccio ancor prima di salire al Campidoglio. Robe di poco conto, come l' omissione della pratica da avvocato nello studio Previti nel curriculum o la promessa non mantenuta di presentare la squadra prima del voto, a cui inizialmente nessuno ha dato eccessivo peso. In realtà, si trattava di piccoli refoli che annunciavano l' imminente bufera. 

Al pronti via arrivano subito i primi errori grossolani. Il 28 giugno, pochi giorni dopo l' insediamento, la sindaca nomina Daniele Frongia capo di gabinetto. Il 2 luglio arriva la designazione del vice, Raffaele Marra. Il primo è incompatibile, essendo ex consigliere comunale, il secondo politicamente inopportuno, avendo lavorato al fianco di Alemanno e Polverini. Risultato: Frongia viene dirottato sulla poltrona di vicesindaco, Marra a capo del personale.
Fatta la giunta, la Raggi si accorge di non aver rispettato le quote rosa e fa fuori Enrico Stefano, designato ai trasporti. Nel frattempo la procura di Roma apre un' inchiesta sulle consulenze alla Asl di Civitavecchia mentre la sindaca era consigliera. L' indagine si concluderà con l' archiviazione, ma le grane iniziano a fare mucchio.
L' estate è rovente. Accanto al tormentone del no alle Olimpiadi annunciato ma non formalizzato e alle feroci polemiche interne al M5S, l' assessore all' ambiente Paola Muraro, sommersa dalle polemiche per le sue vecchie consulenze con l' Ama, ingaggia un duello violento proprio col presidente dimissionario della municipalizzata romana dei rifiuti, Daniele Fortini. Il quale ricambia con dossier al vetriolo ed esposti in procura. Tra accuse, sospetti, denunce, veleni e immondizia la tensione sale alle stelle. Si arriva cosi a settembre. Il primo giorno del mese si dimettono a raffica il capo di gabinetto Carla Romana Raineri, giudice della corte d' Appello di Milano, l' economista Marcello Minenna, super assessore al bilancio, il nuovo amministratore unico di Ama, Alessandro Solidoro, e il direttore generale dell' Atac, Marco Rettighieri, l' unico ad essere già in carica prima della Raggi.

I motivi precisi della fuga in massa, tra rilievi dell' Anac sui contratti e dissapori interni, non sono mai stati chiariti. La Raineri dice di essere stata «fatta fuori dal raggio magico», il circolo ristretto composto dalla sindaca, Romeo, Marra e Frongia. Il 6 settembre arriva il nuovo assessore al bilancio, l' ex pg della Corte dei Conti del Lazio, Raffaele De Dominicis. Due giorni dopo si scopre che è indagato per abuso d' ufficio. Fuori anche lui. Negli stessi giorni la Muraro va in Parlamento e ammette di essere indagata. Lo sapeva da luglio e lo aveva detto alla Raggi. Lei dice di averlo detto al supermembro del direttorio pentastellato Luigi Di Maio. Lui smentisce.
Spunta una mail del membro del minidirettorio Paola Taverna. Lui dice di non averla capita. La bomba inizia a detonare.
Qualche settimana più tardi, il 7 ottobre, le nubi iniziano ad avvicinarsi a Salvatore Romeo, fedelissimo capo della segreteria della Raggi. Per l' Anac il suo stipendio è troppo alto. La sindaca lo sforbicia da 120mila a 93mila euro.
L' atmosfera si fa incandescente. A dicembre la deflagrazione. Il 13 la Muraro riceve un avviso di garanzia. Abuso d' ufficio e violazioni ambientali. Si dimette. Il 15 la polizia si presenta in Campidoglio per acquisire atti e documenti relativi alle nomine di dirigenti dell' amministrazione. Nel mirino ci sono Marra, Raineri e Romeo. Passano 24 ore e Marra finisce in carcere. Il potente capo del personale è accusato di corruzione insieme al costruttore Sergio Scarpellini. L' arresto di Marra, da sempre osteggiato dall' establishment grillino, provoca una sorta di commissariamento del Comune. Il «raggio magico» si spezza.

Frongia lascia la poltrona di vicesindaco e si «accontenta» dell' assessorato allo Sport. Romeo rinuncia alla segreteria politica. Nel frattempo l' Oref, l' organismo di revisione dei conti del Comune, boccia il bilancio: «Spazi di finanza pubblica non sufficienti e programma di recupero delle entrate non adeguato». Non era mai successo nella storia dell' amministrazione capitolina.
Il Natale trascorre tra ansie e paure. I romani restano senza concertone di Capodanno per colpa, denuncia l' opposizione, di un bando sbagliato.
Ma la giunta ha altro a cui pensare. La voce di un avviso di garanzia per la Raggi inizia a circolare con insistenza. Quando Beppe Grillo il 2 gennaio, a sorpresa, cambia il sacro codice etico grillino introducendo il beneficio del dubbio per chi è indagato, tutti capiscono che il momento è vicino.
Il 24 gennaio arriva l' avviso di garanzia per Virginia Raggi.
L' accusa della procura di Roma è di abuso d' ufficio e falso in atto pubblico per la nomina di Renato Marra, vigile urbano fratello di Raffaele messo a capo del dipartimento turismo.
Gli argini sono ormai rotti. E dalle segrete stanze del Campidoglio inizia ad uscire di tutto.
Chat di whatsapp, indiscrezioni, dossier. Malgrado la bufera la Raggi riesce a correggere il bilancio del Comune e ad approvarlo. Risultato di cui si vanta con la stampa: «Due mesi di anticipo. Risultato storico».

Ma il 2 febbraio si torna in trincea. La sindaca viene ascoltata dai pm. E sulla stampa inizia a circolare la vicenda delle polizze vita sottoscritte da Romeo e intestate alla Raggi come beneficiaria «per stima nei suoi confronti». La sindaca va dai pm e spiega di non saperne nulla. Ma la vicenda si ingarbuglia ogni giorno di più. Si scopre che la «stima» di Romeo è stata ricambiata lautamente. La Raggi è infatti indagata anche per abuso d' ufficio in riferimento al passaggio di Romeo da funzionario nel Dipartimento partecipate, con stipendio di 39mila euro, a capo della segreteria, 120mila, poi diventati 93mila grazie all' Anac. L' ultimo tassello, in attesa di nuovi colpi di scena, è storia di questi giorni. L' assessore all' Urbanistica, Paolo Berdini, incalzato da un giornalista della Stampa, spara ad alzo zero: «Raggi impreparata, amante di Romeo e circondata da una corte dei miracoli». Si dimette pure lui. Ma il sostituto ancora non c' è. E la questione del nuovo stadio incombe. La Raggi ci pensa un po'. Poi l' illuminazione: dimissioni respinte, ma «con riserva».
© Libero