Sulla lista dei bidonisti di Mps governo e maggioranza continuano a tentennare, rinviando di nuovo l’esame degli emendamenti, la cui scadenza è slittata a martedì prossimo. Con grande determinazione, invece, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha deciso di rimettere mano al decreto per aumentare, in barba ad azionisti ed obbligazionisti, lo sconto riservato alla ricapitalizzazione dello Stato.
Il pacchetto di emendamenti governativi circolato ieri sera in commissione Finanze del Senato fissa, innanzitutto, le modalità con cui sarà determinato il prezzo delle azioni Mps. La modifica chiesta dal ministero dell’Economia disciplina il caso particolare, in cui rientra l’istituto senese, in cui la banca sia quotata ma il titolo sia stato sospeso dalle contrattazioni per più di 15 giorni. In questa circostanza il valore delle azioni sarà il minore tra il prezzo di riferimento di Borsa degli ultimi 30 giorni di contrattazioni e il prezzo che sarebbe stato fissato con la procedura per le non quotate, ovvero tenendo conto della consistenza patrimoniale della società, delle sue prospettive reddituali, dell’andamento del rapporto tra valore di mercato e valore contabile.
Una volta stabilito il prezzo, però, non tutti pagheranno la stessa cifra. Un altro emendamento di Via XX Settembre, infatti, fissa le procedure per la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni e il prezzo al quale il Tesoro sottoscriverà i titoli delle banche in difficoltà. La proposta di modifica istituisce due livelli di sconto. Uno per gli obbligazionisti subordinati i cui titoli vengono convertiti in azioni e uno per il Tesoro. I primi riceveranno un numero di azioni calcolate con uno sconto del 15%, mentre lo Stato avrà un bonus del 25%. Mentre nessun beneficio ci sarà, invece, per gli azionisti esistenti, che saranno inoltre penalizzati dalla diluizione legata all’intervento pubblico. Una scelta che riguarderà anche quelli che hanno acquistato titoli durante lo scorso anno, magari seguendo i consigli dell’ex premier Matteo Renzi, che a fine gennaio 2016 dichiarava pubblicamente che «Mps è risanata, è un bel brend ed è un bell’affare».
Per evitare di fare regali agli speculatori, infine, il governo stabilisce che il valore per la conversione dei bond subordinati non possa superare quello pagato per il loro acquisto. Nessun risarcimento ci sarà, poi, per tutti coloro che hanno acquistato le obbligazioni a rischio, magari sul mercato secondario, dopo il primo gennaio 2016. Per l’esecutivo a partire da quella data si conoscevano tutti i rischi. Peccato che non solo Renzi un anno fa, ma lo stesso ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, lo scorso settembre assicurava che per Mps non c’era alcun piano B e che l’aumento sarebbe andato in porto senza alcun salvataggio pubblico.
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