L’Oref «ritiene non sufficienti gli spazi di finanza pubblica necessari al rispetto dell’equilibrio finanziario in relazione alle necessità che potrebbero rivelarsi rispetto al riconoscimento dei debiti fuori bilancio (215 milioni, ndr), alle passività potenziali comunque presenti e a tutte le criticità evidenziate nel presente parere, sulla proposta di approvazione del bilancio di previsione 2017-2019 e relativi allegati». Questa la sintesi di un articolato rapporto di 46 pagine in cui l’organismo di revisione demolisce punto per punto la manovra predisposta dall’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, fedelissimo della Raggi subentrato al supertecnico dimissionario Marcello Minenna.
La sua prima uscita è una disfatta totale. L’assessore, secondo l’Oref, ha effettuato «una non corretta previsione degli ingenti e imminenti oneri derivanti dai debiti fuori bilancio, dalla gestione del contenzioso in essere, dalle passività derivanti dalla gestione delle partecipate, dalle passività potenziali relative alle garanzie rilasciate da Roma Capitale in relazione all’operazione Punti verde qualità, dalla realizzazione della linea metropolitana C e dell’ammodernamento di quelle esistenti, dal contenzioso relativo al Ccnl per i dipendenti di Roma Tpl, dal contenzioso relativo alle problematiche delle acquisizioni sananti e dalle criticità riscontrate con la gestione commissariale».
Ma critiche vengono avanzate anche sula gestione delle entrate, sul piano di rientro, sul mancato rispetto delle raccomandazioni del Mef e sui tagli alla spesa, che «non appaiono possibili se non a danno della qualità dei servizi erogati ai cittadini». In pratica, i conti sono completamente sballati.
A questo punto, si aprono scenari inquietanti, sia per la giunta M5S sia per i romani. Il bilancio così com’è non può essere approvato, poiché finirebbe immediatamente sotto la scure della Corte dei Conti. Riscriverlo e votarlo entro il 31 dicembre è materialmente impossibile. Alla Raggi non resta, dunque, che rivolgersi al governo per chiedere l’esercizio provvisorio di un paio di mesi. Periodo nel quale si dovrà operare per dodicesimi, destinando cioè ogni mese alla spesa corrente un dodicesimo degli stanziamenti previsti dall’ultima manovra pluriennale. «Se, malauguratamente per i Cinque Stelle non dovesse arrivare la proroga del governo», ha spiegato il segretario d’Aula del comune di Roma, Alessandro Onorato, «interverrebbe il prefetto per concedere altri giorni di tempo per approvare il bilancio. Se anche con questo tempo aggiuntivo non arriva l ’ok alla manovra il prefetto procede allo scioglimento del consiglio». Il che significa commissariamento.
Durissime e infuocate le proteste delle opposizioni, che in aula hanno accolto la notiza con applausi. Sel e Fratelli d’Italia invocano dimissioni immediate, mentre il Pd chiede di «riportare la discussione sul bilancio in aula» per tentare di far quadrare i conti. Comportamenti «spudorati», secondo i grillini. «Di fronte al rischio di non poter programmare gli interventi per la città, loro esultano», dice il capogruppo M5S, Paolo Ferrara.