La trappola Mps inizia a prendere forma. Ancora prima che gli italiani siano riusciti a digerire il panettone, da Berlino è partita una raffica di avvertimenti sulla fattibilità dell’operazione, almeno come ce l’ha raccontata il governo, mentre da alcune indiscrezioni è trapelato che la Bce avrebbe rilanciato sull’aumento, chiedendo non più 5, ma ben 8,8 miliardi di euro di risorse aggiuntive, quasi il doppio.
Alla faccia dei contatti continui tra Palazzo Chigi e le autorità europee, i segnali che arrivano da oltre confine sono tutt’altro che rassicuranti. Anzi, lasciano presagire il classico bagno di sangue per risparmiatori e contribuenti che molti avevano paventato. La bomba innescata dall’Eurotower, su cui sarebbe interessante capire quanto sapeva il governo, è contenuta in una missiva che, secondo il Sole 24 Ore, sarebbe stata recapitata ieri pomeriggio a Siena. Nel testo, senza battere ciglio, la vigilanza di Francoforte spiega che l’ammontare del fabbisogno di capitale dell’istituto è stato rivisto non alla luce delle ultime perdite, come sarebbe stato più comprensibile, ma sulla base dei risultati degli stress test di luglio ricalcolati tenendo conto del trattamento a suo tempo riservato alle banche greche. L’esito della correzione, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano, è un conto da 8,8 miliardi complessivi, di cui 4,5 a carico dello Stato e 4,3 a carico degli obbligazionisti. Di quest’ultimi, però, 2 sarebbero rimborsabili dallo Stato.
A rendere il quadro più inquietante ci hanno pensato ieri i tedeschi, sottolineando che l’intervento immediato dello Stato, seppure nell’ambito della direttiva europea Brrd (quella sul bail in), non è così pacifico come crediamo in Italia. «Per le misure decise dal governo», ha spiegato il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann in un’intervista che uscirà oggi sulla Bild, «le banche devono essere finanziariamente sane a livello core». Ovvero, «i fondi statali non possono essere usati per coprire perdite già previste», ma sono «l’ultima risorsa per tutelare i contribuenti e dare responsabilità agli investitori». Secondo il numero uno della Banca centrale tedesca, che è anche membro del board della Bce, il rischio è che ci siano forti turbolenze. Per questo il salvataggio di Mps «deve essere attentamente esaminato».
A stretto giro è arrivato anche il parere, ancora più duro, di Isabel Schnabel, docente di economia dei mercati finanziari all’Università di Bonn nonché componente del Sachverstaendigenrat, il Consiglio di esperti economici della Germania, i cosiddetti «Cinque saggi». Ebbene, secondo la guru tedesca delle regole finanziarie, «visti i problemi profondi di Mps ci si può chiedere se una ricapitalizzazione precauzionale sia realmente appropriata». L’alternativa sul piatto, ha lasciato intendere la Schnabel in un colloquio con l’Ansa, è dichiarare fallimento. «Le banche insolventi devono essere chiuse e quelle vitali devono essere ricapitalizzate», ha spiegato, «le autorità di vigilanza dovrebbero verificare attentamente se Mps non debba essere liquidata gradualmente. In caso contrario, il denaro dei contribuenti potrebbe essere sprecato». In ogni caso, «qualsiasi soluzione deve rispettare le regole della direttiva Brrd, tra cui il bail in dei creditori». In quest’ottica, compensazioni per i piccoli investitori, come ipotizza il governo, «dovrebbero essere prese in considerazione solo se vi è una chiara evidenza» di vendita ingannevole (misselling). Perché significa trasferire denaro dai contribuenti agli obbligazionisti. «E molti di questi», ha concluso, «sembrano essere abbastanza ricchi. Il che è problematico dal punto di vista distributivo».
© Libero