sabato 23 luglio 2016

Alfano smentisce i giudici. Via alle precettazioni: si vola

La nuova Enav che martedì si appresta a sbarcare in Borsa in un tripudio di adesioni all’offerta pubblica di vendita delle azioni rischia di far saltare le vacanze a centinaia di migliaia di turisti. A poche ore dai festeggiamenti del ministero dell’Economia per il grande successo dell’Ipo della società che controlla il traffico aereo (operazione che si è conclusa giovedì sera con domande di otto volte superiori all’offerta e un incasso per il Tesoro fino a 830 milioni) si è infatti ripetuto il copione di un mese fa.

Il Tar, esattamente come accaduto per la protesta del 17 giugno, ha nuovamente stracciato il differimento disposto dal ministero delle Infrastrutture dello sciopero proclamato per oggi dai controllori di volo. Con una differenza: allora lo stop alle agitazioni sindacali era stato comunicato con un preavviso di cinque giorni, che aveva dato alle sigle la possibilità di organizzare le contromosse e presentare ricorso al Tribunale amministrativo. Questa volta, invece, la mossa del governo è arrivata soltanto giovedì sera a poco più di 24 dalla data dello sciopero.
I tempi strettissimi non hanno, però, impedito al Tar di bocciare ancora l’intervento del ministero. Il che significa o che i giudici si sono improvvisamente innamorati dei sindacati dell’Enav o che le motivazioni addotte dal governo non sono state ritenute sufficienti a giustificare il differimento della protesta.

In entrambi i casi una bella grana per il governo, che di fronte al verdetto del Tar si è trovato costretto ad utilizzare le maniere forti invocando i «motivi di ordine pubblico». L’inaspettata e repentina bocciatura dei giudici avrebbe rischiato di trasformare in un inferno il primo sabato di grande esodo per le vacanze estive, che nei cieli potrebbe coinvolgere circa 350mila passeggeri. Così, non sapendo più che pesci pigliare, il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, si è rivolto al titolare del Viminale, Angelino Alfano, per far scendere in campo i prefetti. Un’ordinanza del ministero dell’Interno ha infatti incaricato i funzionari di emettere i provvedimenti per garantire la regolarità dei voli e scongiurare problemi di ordine pubblico.
L’intervento di Alfano ha tranquillizzato le Infrastrutture («È giusto e doveroso che il governo adotti qualsiasi misura per differire lo sciopero», ha subito dichiarato il viceministro, Riccardo Nencini) e, soprattutto, le compagnie aree e le società aeroportuali. «Accogliamo con soddisfazione l’impegno del ministro dell’Interno», si legge in una nota congiunta di Assaereo e Assaeroporti, «sarebbe stato assurdo paralizzare il Paese in una giornata di intenso traffico all’inizio del periodo di vacanze estive».

Alla fine anche i sindacati hanno deciso di abbassare le armi, ritirando lo sciopero. Cosa che in realtà era già stata fatta per l’astensione più lunga di 8 ore, che Unica, sigla dei controllori di volo aderente a Fast-Confsal, aveva annullato autonomamente prima della discesa in campo di Alfano. In piedi era rimasto solo uno sciopero di 4 ore, dalle 13 alle 17, che avrebbe comunque creato non pochi disagi ai viaggatori. Anche perché nelle stesse ore sono previste altre agitazioni sindacali delle principali compagnie aeree.
I giuristi adesso potranno disquisire sulla contrapposizione tra il diritto alla circolazione dei cittadini e quello allo sciopero dei lavoratori, entrambi garantiti dalla nostra Costituzione. Nel frattempo, però, bisogna che il governo, azionista di maggioranza, e i vertici dell’Enav, che si appresta a diventare una società quotata, si confrontino seriamente anche con la situazione interna all’azienda. Una situazione che vede il sindacato autonomo Unica (a cui fanno capo le due sigle che si sono rivolte al Tar) tagliato fuori dalle relazioni industriali, malgrado una rappresentanza di circa l’80% tra i controllori di volo e del 30-40% sul totale dei dipendenti. Finché l’associazione non otterrà spazio per portare sui tavoli delle trattative le rivendicazioni dei suoi iscritti il braccio di ferro è destinato a ripetersi. E schierare ogni volta i prefetti potrebbe non rivelarsi la situazione più efficace per riportare la pace in azienda.

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