venerdì 15 luglio 2016

Per i treni 26 miliardi in sei anni. Ma non si sa come li hanno spesi

Altro che fonogrammi e controlli a voce. Con i soldi che tutti gli anni l’Europa e il governo spendono per le infrastrutture, nel Mezzogiorno si dovrebbe viaggiare con treni a lievitazione magnetica oppure direttamente con il teletrasporto. Non bisogna lasciarsi ingannare dagli allarmi che di tanto in tanto vengono lanciati sul Sud lasciato a secco dagli investimenti pubblici. Certo, il governo stanzia ogni anno ingenti risorse per l’alta velocità (prevalentemente al Nord) e per la manutenzione della rete nazionale all’interno del contratto di programma con Rfi, ma il grosso delle opere ferroviarie disseminate per il Paese viene realizzato attraverso i grandi programmi infrastrutturali cofinanziati dalla Ue. Piani pluriennali di cui spesso il governo si intesta più volte lo sforzo economico, alimentando la confusione sulle provenienza e sull’entità delle risorse effettivamente erogate. Come il recente stanziamento aggiuntivo di 1,8 miliardi per i treni regionali appena annunciato dal ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che con tutta probabilità fa riferimento al nuovo programma europeo 2014-2020.

Le cifre che emergono dai documenti ufficiali raccontano un’altra verità rispetto a quella del Sud abbandonato a se stesso. Il quadro è, piuttosto, quello di finanziamenti a pioggia che misteriosamente, o per colpa della corruzione, come dice il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, o per colpa della farraginosità dei protocolli europei, come ha denunciato Delrio, non riescono ad andare a segno.
La sproporzione tra Nord e Sud è  evidente. Complessivamente nel ciclo di programmazione 2007-2013 (ancora in corso) le politiche regionali di coesione finanziate sia dai fondi europei sia da quelli nazionali hanno destinato ai trasporti 26,8 miliardi di euro. Di questi 7,4 sono andati alla Campania (1.274 euro pro capite), 6,8 alla Sicilia (1.352), 2,9 alla Calabria (1.420) e 4,8 alla Puglia (1.161). Irrisorie le cifre destinate alle regioni del Centro-Nord. Il Lazio, ad esempio, ha preso 35,8 milioni (6 euro pro capite), la Toscana 407 milioni (108 euro), l’Emilia Romagna 155 milioni (35), la Lombardia 713 milioni (71), il Piemonte 258 milioni (57) e il Veneto 142 milioni (28).
Andando al dettaglio della Puglia, si scopre che quasi tutti i soldi per le infrastrutture sono stati spesi proprio per i treni. Nell’ambito del Programma operativo nazionale (Pon) «Reti e Mobilità» alla regione sono stati assegnati finanziamenti per 1.015 milioni di euro. Il 66,8% delle risorse, 678,2 milioni di euro, è andato alle ferrovie. Gli interventi riguardano quasi tutti, guarda caso, il raddoppio di linee ad un binario. In particolare della tratta Bari-Taranto (153 milioni), della Bari-Bitetto (121 milioni) e della Caserta-Foggia (55 milioni). Altre risorse (46 milioni) sono state assegnate sempre all’ammodernamento del nodo di Bari, nelle tratte Chieuti-Foggia-Barletta-Bari-Lecce e Bari-Taranto.

Poi c’è il Programma operativo regionale (Por) per la Puglia, sempre cofinanziato dalla Ue. Qui, malgrado una sforbiciata alla dotazione iniziale, sono stati previsti interventi complessivi «Reti e collegamenti per la mobilità» per 1,4 miliardi. Di questi, ben 1.050 milioni sono andati alle infrastrutture ferroviarie. Ma non ovunque nella stessa proporzione. Ancora una volta a fare la parte del leone è stata la provincia di Bari, quella dove è avvenuto il tragico incidente, con 40 progetti finanziati per 835 milioni di euro. Tra questi c’è anche il famoso progetto per l’ammodernamento e il raddoppio della tratta incriminata Corato-Barletta, finanziato nel 2012 con 150 milioni di euro e ancora in attesa dell’assegnazione della gara, la cui conclusione è stata recentemente rinviata al 19 luglio. Ma non è finita, perché ora sta entrando nel vivo il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020. In ballo ci sono 1,8 miliardi per il Pon, da distribuire nelle varie regioni del Mezzogiorno e 462 milioni per il Por Puglia. Le risorse serviranno in via prioritaria al rinnovo del materiale rotabile e all’efficentamente e potenziamento della rete.

Tra i progetti presentati per l’assegnazione dei finanziamenti c’è di nuovo l’area dove i treni circolano con sistemi di sicurezza del secolo scorso. La Regione intende, infatti, concludere l’adeguamento ferroviario dell’area metropolitana Nord Barese, il raddoppio della tratta Corato-Barletta, e l’interconnessione con Rete Ferroviaria Italiana a Barletta e Bari.
A conti fatti si tratta di svariati miliardi piovuti sulla Puglia nell’ultimo decennio. Considerato lo stato di arretratezza dell’infrastruttura pugliese, dove metà dei 1.500 km di linee è ancora a binario unico e in diverse tratte manca il sistema di controllo elettronico di marcia treno, non ci si può non chiedere dove siano finiti i quattrini.

© Libero