sabato 18 luglio 2015

Una fetta di Confindustria non paga l'Antitrust

Ingiusto, illegittimo, incostituzionale: l’obolo all’Antitrust non va pagato. Parte dall’Emilia Romagna l’insolita protesta contro il tributo previsto dalla legge per finanziare l’authority  della concorrenza e del mercato. Una tassa per garantire l’autonomia dell’organismo di controllo, secondo le intenzioni del legislatore, un ennesimo balzello che si va ad aggiungere alla fiscalità ordinaria, per le imprese. Nasce da qui la decisione di 21 aziende industriali italiane, sostenute da Confindustria ceramica, Unindustria Reggio Emilia e dalle organizzazioni territoriali confindustriali di Bologna e Parma, a cui presto si potrebbe aggiungere anche Bergamo, di ricorrere alla competente Commissione tributaria provinciale di Roma (essendo l’obolo una tassa statale) per  riavere indietro quanto finora pagato e stoppare i versamenti futuri.

L’obiettivo è quello di far arrivare la pratica sul tavolo della Corte costituzionale. I presupposti, secondo le associazioni confindustriali, ci sono tutti:  tra le violazioni più evidenti ci sarebbe  il mancato rispetto del principio di uguaglianza tra soggetti nella medesima condizione e  del principio della progressività dei tributi in relazione alla effettiva capacità contributiva delle imprese. La tassa, infatti, scatta sopra i 50 milioni di fatturato, con un’aliquota dello 0,06 per mille sui ricavi. E il balzello non può scendere sotto i 3mila euro né salire sopra i 300mila.   In altre parole, il tributo incide in maniera più leggera sulle società  di maggiori dimensioni e grava su una sola fascia di soggetti a fronte di un servizio di cui usufruisce tutta la collettività. «Non si capisce perché», si chiedono le associazioni confindustriali, «un’authority che tutela la concorrenza debba essere pagata principalmente dalle società di medie dimensioni che operano solitamente in mercati nei quali è alto il numero dei competitor». Difficile prevedere come andrà a finire il duello. Per ora di certo c’è che il 31 luglio le imprese dovranno sborsare il dovuto all’Autorità guidata da Giovanni Pitruzzella, mentre la Ctp di Roma non ha ancora fissato la prima udienza dei ricorsi presentati nove mesi fa.

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