giovedì 9 luglio 2015

La rivoluzione di Boeri: bilancio in rosso per 7,8 miliardi

Un pozzo senza fondo, dove il livello continua a scendere a prescindere da quello che ci si versa dentro. Anche quest’anno l’Inps, con 12,7 miliardi di risultato economico di esercizio negativo e 7,8 miliardi di disavanzo, si conferma una delle più formidabili macchine mangia soldi dell’apparato pubblico. Nella relazione annuale, con un po’ di faccia tosta, si sottolinea che il patrimonio netto è passato dai 9 miliardi del 2013 a 17,9 miliardi. Peccato che nel 2014 l’Istituto di previdenza, grazie ad un provvedimento del governo Letta, abbia ricevuto indietro i 21,7 miliardi di debito dello Stato per la gestione dell’ex Inpdap. Con questi soldi, in assenza di ulteriori buchi, l’asticella sarebbe dovuta salire a 30,7 miliardi.

Il bonus, invece, è già stato fagocitato per più della metà. E il bilancio di previsione per quest’anno, approvato lo scorso febbraio, stima una ulteriore discesa del patrimonio a 11,7 miliardi. Il che significa che il regalo di Letta è svanito nel giro di un paio di anni. Una catastrofe? Per nulla. La sostenibilità della sicurezza sociale, ha assicurato il neo presidente Tito Boeri che avevapromesso fuoco e fiamme, «non è a rischio».
Per quanto riguarda il disavanzo finanziario, l’Inps ha spiegato che deriva da risultati di segno opposto delle diverse gestioni amministrate. Nella gestione ex Inpdap si registra un forte squilibrio per la cassa dei dipendenti degli enti locali (circa 6 miliardi) mentre nella gestione artigiani il rosso è di circa 5-6 miliardi (un miliardo di rosso i commercianti). Il comparto dei dipendenti privati mantiene un sostanziale equilibrio grazie alla gestione delle prestazioni temporanee mentre la gestione dei lavoratori parasubordinati ha un consistente avanzo di circa 7-8 miliardi.
Complessivamente l’Inps eroga ogni mese 21 milioni di prestazioni a 15,5 milioni di pensionati per una spesa lorda complessiva di 269,5 miliardi (+0,9% sul 2013). Oltre il 90% della spesa pensionistica è di natura previdenziale (243,4 miliardi, +0,6%) mentre il 9,3% è spesa assistenziale (26,1 miliardi, +4%).

Le cifre degli assegni, come sempre, non sono incoraggianti. I due terzi dei pensionati hanno un reddito da pensione inferiore a 1.500 euro mentre il 42,5% (oltre 6,6 milioni di italiani) non arriva a mille euro al mese. Chi ha redditi fino a 500 euro (1,8 milioni di italiani) prende in media 286 euro al mese mentre chi è nella fascia tra 500 e 1.000 ha un reddito medio di 707 euro. Solo 724.250 pensionati hanno redditi superiori a 3.000 euro (4.335 euro l’assegno medio) e ricevono il 15,2% della spesa essendo solo il 4,6% del totale.
L’importo medio erogato nel 2014 è stato di 1.323 euro mensili lordi, ma i picchi hanno ben altra consistenza. Tra le nuove pensioni liquidate gli importi medi più elevati si registrano tra i magistrati con 9.573 euro lordi (solo 247 nuovi trattamenti), seguiti dai comparti Università, con 3.565 euro (2.550 liquidazioni) e Forze Armate, con 3.170 euro medi mensili (3.964  erogazioni) .

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