Chi, per un disguido o per mancanza oggettiva di liquidità, si è trovato alle prese con una bolletta non pagata sa quanto sia rigido e severo il protocollo seguito dalle multiutility in caso di morosità. Avvisi, richiami, mail, procedure legali, società di recupero crediti fino, nel peggiore dei casi, alla disattivazione dell’utenza. Eppure, c’è anche chi considera il saldo della bolletta un optional. E non si tratta di evasori totali, ma degli uffici pubblici. che, evidentemente, pensano di aver diritto ad acqua, gas e luce senza dover sborsare un quattrino.
Federutility nel 2013 ha calcolato che il credito commerciale scaduto per le forniture di servizi idrici ammonta a circa 3,8 miliardi, di cui il 18%, 684 milioni,è relativo alla Pa. Per avere un’idea dell’attitudine al pagamento da parte dello Stato basta sfogliare un bilancio dell’Acea, l’utility romana che serve la maggior parte dei ministeri e delle sedi istituzionali. Nel 2014 su 1,47 miliardi di crediti ceduti 149 riguardano la Pa. Secondo quanto risulta a Libero, inoltre, le bollette non pagate lo scorso anno dagli enti pubblici di Roma e dintorni (comune escluso), su un totale di 1,16 miliardi di crediti ammontano a circa 100 milioni di euro. Altro segnale eloquente arriva dal bilancio di Gala spa. Gran parte del fatturato della società (1,4 miliardi nel 2014) deriva dagli appalti per la fornitura di elettricità alla Pa. Come i 10 lotti vinti con gara Consip alla fine del 2014 per un valore complessivo di circa un miliardo. Anche i crediti verso i clienti, però, a quota 424 milioni, arrivano in percentuale massiccia dalle utenze pubbliche.
I dati delle società trovano perfetta corrispondenza nei bilanci dei ministeri. Verificando negli ultimi rendiconti consuntivi disponibili (del 2013) dicastero per dicastero la voce «spese per il pagamento dei canoni acqua, luce, energia elettrica, gas e telefoni, conversazioni telefoniche nonché per la pulizia, il riscaldamento ed il condizionamento d'aria dei locali» si scopre che praticamente nessuno è in regola con i versamenti. In qualche caso lo sforzo contabile è rivolto ad azzerare i cosiddetti residui dell’anno precedente. Somme che se non vengono coperte entro il secondo esercizio vanno riportate sul debito pubblico e scaricate dunque sui contribuenti. Ma quasi sempre il pagamento di competenza lascia una quota consistente di insoluto che si va così ad aggiungere ai vecchi arretrati. La percentuale di debito accumulata nel 2013 rispetto alle bollette da pagare va dal 23,7% del ministero dell’Ambiente e dal 21,2% della Farnesina al 6,5% del ministero del Lavoro fino al 5,6% del Viminale, che con «soli» 1,7 milioni di utenze non pagate risulta il ministero più virtuoso. Complessivamente i 13 dicasteri con portafoglio su un totale da saldare di 334 milioni hanno lasciato per strada oltre 44 milioni di euro. Si capisce meglio, adesso, perché l’idea di chiudere due ore prima i ministeri per risparmiare sulla bolletta è subito caduta nel vuoto. Non pagare affatto è sicuramente più conveniente.
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