martedì 9 giugno 2015

Resa dei conti Viminale-Carroccio sull'immigrazione

Un premio ai comuni che accetteranno di ospitare i migranti «con incentivi anche nel patto di stabilità». È questa la risposta di Matteo Renzi all’esasperazione dei governatori leghisti del Nord, affiancati dal neoeletto forzista Giovanni Toti, che ieri hanno annunciato di voler diffidare i prefetti, minacciando tagli ai trasferimenti per chi deciderà di accogliere i profughi.

Accantonate le questioni etiche, sociali e umanitarie, lo scontro si è dunque trasferito sul terreno delle risorse. La polemica non è nuova. Roberto Maroni e Luca Zaia avevano già manifestato con forza la propria contrarietà al vertice al Viminale di un mesetto fa in cui era spuntata la proposta degli sconti ai comuni «solidali». Ieri, però, di fronte alle notizie di altri sbarchi, la tensione è di nuovo salita alle stelle. Al governatore della Lombardia e a quello del Veneto, secondo cui tutti i prefetti e i comuni della regione condividono la sua posizione, si è aggiunto anche il nuovo presidente della Liguria, Toti, anche lui intenzionato a tagliare i fondi («incentivi e disincentivi») a chi ospiterà i profughi. Mentre il leader leghista, Matteo Salvini, si è detto pronto a «bloccare le prefetture» per fermare il flusso dei migranti.

Il primo a rispondere per le rime è stato Angelino Alfano. La posizione di Maroni e degli altri governatori, ha detto il ministro dell’Interno al termine dell’incontro con il commissario Ue per l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos, «è un atteggiamento di odio insopportabile verso il Sud». Quanto agli annunci di Salvini, «la Lega ha retto il Viminale a lungo, perché non ha cancellato le prefetture?». A ruota sono arrivate le repliche di Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte e della Conferenza Stato-Regioni, che ha invitato il governo ad ignorare le parole di Maroni, del presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha richiamato i governatori «al senso di responsabilità» e persino della Cei («una reazione vergognosa»). Ma anche quella di Renzi, che non ha perso l’occasione del palco del G7 in Germania per lanciare i suoi affondi. «La situazione è difficile», ha detto rivolgendosi ai leghisti, «ma non apocalittica. Di fronte ai problemi non si urla, si affrontano. Inviterei tutti, anche i governatori, a recuperare il buon senso». E ancora: «È facile dire occupiamo le prefetture. Ora serve risolvere il problema, non urlando più forte, ma risolvendo i guai combinati dagli stessi che oggi stanno urlando».

Ma il piatto forte della polemica renziana è la compravendita dell’accoglienza. Di fronte alle minacce del Carroccio di tagliare i fondi ai comuni che ospitano, il premier, accogliendo la proposta già fatta un mese fa da Alfano e ribadita dal ministro ieri pomeriggio, ha cavalcato l’idea degli aiutini alle amministrazioni che accetteranno i flussi di migranti. Altro che sanzioni, ha detto Renzi, «dobbiamo dare incoraggiamenti e incentivi anche sul patto di stabilità ai comuni che ci danno una mano». Restano tutti da capire, ovviamente, i dettagli. In particolare quelli economici. Il provvedimento dovrebbe ricalcare quello già varato lo scorso agosto per 13 comuni siciliani (Agrigento, Augusta, Caltanissetta, Catania, Lampedusa, Mineo, Palermo, Porto Empedocle, Pozzallo, Ragusa, Siculiana, Siracusa e Trapani) che ad ottobre hanno ricevuto un bonus di circa 14 milioni sulle spese da conteggiare nel patto di stabilità interno. Il problema è che quei soldi non sono gratis. Il comune può usarli senza violare le regole di bilancio, ma qualcuno alla fine dovrà pagare o con tasse o con tagli. Come si legge nella relazione al decreto del Servizio Bilancio del Senato, «andrebbe quantificato l’onere derivante dalla norma in conto minori risparmi».

Al di là dei premi e della solidarietà formale arrivata ieri dal commissario Ue Avramopoulos, comunque, la via d’uscita dall’emergenza ancora non si vede. Renzi ha ribadito la sua insoddisfazione per il piano europeo sull’immigrazione, valutandolo «insufficiente». «Bisogna prendere atto», ha detto, «che la situazione così com’è non va. Ci siamo dati una tempistica da qui al Consiglio europeo di fine mese, cercheremo di portare a casa dei risultati».
Critico anche Alfano: «E’ difficile immaginare che 24mila migranti via dall’Italia in due anni siano una cifra giusta e che questi debbano essere solo eritrei o siriani».

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