martedì 5 maggio 2015

Il governo fa ricorso a Strasburgo contro il verdetto affossa-bilancio

Nel governo c’è anche qualcuno che non esclude l’iportesi di un ricorso alla Corte di giustizia Ue. Per ora, però, l’interesse dell’Europa per la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato  la norma Monti-Fornero sul blocco dell’adeguamento al costo della vita delle pensioni da 1.450 euro in su è di un altro tipo. E riguarda la tenuta dei conti pubblici. Da Bruxelles, che oggi presenterà le sue nuove stime economiche, fanno sapere  che ogni cambiamento al Documento di economia e finanza che «cambi gli obiettivi di bilancio deve essere compensato». I tecnici Ue aspetteranno di «vedere come il governo applicherà la sentenza». Dopodiché valuteranno la situazione.

Le conseguenze sui conti pubblici, al di là delle stime al ribasso diffuse anche dalla stessa Avvocatura dello Stato,  potrebbero essere assai pesanti. Secondo i calcoli effettuati nei giorni scorsi da Libero la cifra complessiva necessaria a pagare l’adeguamento dal 2012 al 2015 potrebbe ammontare a 13 miliardi di euro. Ma c’è il Nens, l’ufficio studi guidato da Vincenzo Visco e Pier Luigi Bersani, che alza ancora di più l’asticella. Secondo un’analisi a firma di Antonio Misiani il pregresso 2012-2015 da rimborsare «potrebbe raggiungere la cifra di 16,6 miliardi». A cui andranno aggiunti gli interessi maturati. L’effetto trascinamento sul futuro comporterà, infine, una stangata annua di 4,7 miliardi. Troppo per essere assorbito dal famoso tesoretto o dal leggero miglioramento dei conti, con il fabbisogno migliorato  nei primi quattro mesi dell’anno di circa 13 miliardi rispetto al  2014.

 Alla luce di tutto questo, sono cominciate a circolare le indiscrezioni più varie sugli strumenti che il governo potrebbe utilizzare per raccogliere la cifra. Il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, ha negato il ricorso a una patrimoniale chiesta invece oggi dal segretario della Cgil, Susanna Camusso, e non osteggiata da molte frange della sinistra. «Non abbiamo in previsione di mettere patrimoniali o altre tasse. Noi le tasse vogliamo ridurle», ha sottolineato Poletti, aggiungendo che «c’è bisogno di analizzare la sentenza e valutare tutti gli elementi e considerazioni che sono state fatte dalla Consulta, prima di prendere in considerazione qualsiasi ipotesi».  Le valutazioni, ha spiegato, saranno collegiali: «Dovremmo fare un approfondimento insieme al ministero dell’Economia e all’Inps».
Anche il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, esclude la patrimoniale.  «Prendiamo atto di una sentenza intervenuta, sulla quale il governo nel suo complesso farà, ad horas delle riflessioni su cosa fare e come fare», ha detto al termine di un incontro con gli imprenditori. Il rischio patrimoniale, ha sottolineato, al momento non esiste: «Non sono decisioni che prendo io da sola, per quello che mi riguarda non ne ho mai sentito parlare».

Non trova grande sostegno neanche l’ipotesi di appellarsi alla Ue, che pure qualcuno a Palazzo Chigi caldeggia. Il diritto non sembrerebbe lasciare spazi di manovra «Non c’è alcun giudice di fronte al quale si possano impugnare le sentenze della Consulta: questa soluzione non è prevista dalla nostro sistema costituzionale», ha spiegato il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick. Alla Corte di Giustizia potrebbe essere richiesto un parere. «Ma sarebbe comunque non vincolante», ha spiegato  il costituzionalista Francesco Clementi.
Opzioni più concrete sono quelle su cui si sta ragionando per compensare i minori risparmi. Il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, ad esempio, non esclude la possibilità di riaprire la strada al ricalcolo delle pensioni sulla base del metodo contributivo. «La Consulta dice che la pensione è retribuzione differita, allora deve essere proporzionale ai contributi versati».  Un ricalcolo che potrebbe preludere ad un contributo di solidarietà per i trattamenti più alti  retributivi. Idea che piace molto a Tito Boeri. Prendendo di mira il Fondo degli elettrici ieri il presidente dell’Inps ha ricordato che ancora l’88% delle pensioni e calcolato col generoso metodo retributivo.

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