domenica 3 maggio 2015

Milano in fiamme: paghino i prila

I milanesi ieri sono scesi per le strade  per cercare di rimettere insieme i cocci. Ma per cancellare la devastazione provocata dalle 500 tute nere che venerdì hanno messo a ferro e fuoco il capoluogo lombardo non basteranno l’olio di gomito e un po’ di detersivo.
Il bilancio dell’allegra scampagnata dei black bloc è un vero e proprio bollettino di guerra. Con un conto dei danni che, secondo alcuni calcoli,  potrebbe risultare di diversi milioni. «Per una stima è presto. Stiamo raccogliendo i dati, ci stiamo interfacciando con tutti i soggetti interessati. Faremo i conti in settimana», spiega Carmela Rozza, assessore ai Lavori pubblici del Comune di Milano. Ma la Regione ha già messo sul tavolo uno stanziamento di 1,5 milioni.

Complessivamente ci sono state 27 auto danneggiate, di cui 17 date alle fiamme. Tredici le vetrine di banche andate in frantumi, tra cui quelle della Deutsche Bank e della Bnl. Letteralmente devastata la filiale della Cariparma Credit Agricole nella zona di Cadorna, dove si sono verificati gli incidenti più gravi. Non si contano gli sportelli bancomat danneggiati, così come i portoni degli edifici. Gli esercizi commerciali colpiti sarebbero, almeno per il momento, dodici.
A questo si aggiungono i danni provocati dagli incendi, intere fiancate di palazzi annerite, finestre saltate, e quelli causati dagli spray: tra via Boccaccio, corso Magenta e via Carducci ben pochi muri sono stati risparmiati dalle scritte.

Sottosopra, ovviamente, l’arredo urbano e la segnaletica stradale, usati  per produrre barricate artigianali o per distruggere i negozi. Accanto ai cittadini ieri sono entrati in azione un centinaio di uomini tra i tecnici dei Lavori pubblici del Comune di Milano, gli operatori del Nucleo di intervento rapido e gli uomini dell’Azienda milanese dei servizi ambientali.
La domanda, a questo punto, è sempre la stessa: chi pagherà il costo della guerriglia urbana? Scontata la risposta del sindaco Giuliano Pisapia: «Polizia locale e forze dell’ordine hanno individuato i primi responsabili, confidiamo che questo lavoro continui e vengano tutti identificati. Esigeremo da loro i danni materiali e morali subiti dai milanesi».

Principio sacrosanto e cristallino. Non si capisce, infatti, perché debbano essere i cittadini, con le tasse, a pagare il conto al posto dei manifestanti. Considerato anche che le compagnie assicurative, quando si tratta di atti vandalici, non sborseranno un euro. Che l’intento vada in porto, però, è tutto da vedere.
Per ora ci sono cinque arresti e una quindicina di indagati. E anche da quei pochi avere soldi indietro è tutt’altro che semplice. Per la devastazione dell’ottobre 2011 a Roma, 2,6 milioni di danni la stima, il Campidoglio sta ancora aspettando. Un black bloc è stato condannato a pagare 500 euro. Per altri il giudice ha respinto la costituzione di parte civile di Comune e Ama.

Sapendo come vanno le cose, Intesa Sanpaolo ha predisposto un plafond di 100 milioni di euro per finanziamenti a condizioni a gevolate dedicate a chi ha subito danni. Il che vuol dire che ognuno pagherà di tasca propria. In barba alla legge e alla dignità dello Stato.
Forse non sbaglia Lara Comi, quando chiede agli organizzatori del corteo no-Expo di assumersi le proprie responsabilità. «Non ho letto dichiarazioni di condanna o prese di distanza», ha detto l’europarlamentare di Forza Italia, «chi ha promosso quella manifestazione violenta, che ha provocato danni ingenti alla città di Milano paghi  per ricostruire e sistemare ciò che è stato danneggiato e fino all’ultimo centesimo».

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