martedì 3 febbraio 2015

Tsipras va a Berlino. Angela non lo riceve

Matteo Renzi e Angela Merkel, stando a quanto riferiscono fonti del governo tedesco, sarebbero «uniti» sulla questione Grecia. Se il primo, però, oggi accoglierà Alexis Tsipras a braccia aperte, per giunta nel giorno in cui Sergio Mattarella presterà il suo giuramente per il Quirinale, la seconda di incontrare il neo premier di Atene non vuole saperne. Questa almeno la versione riportata ieri mattina dall’agenzia Blooomberg, secondo cui il cancelleiere tedesco vorrebbe evitare qualsiasi faccia a faccia e starebbe puntando i piedi anche sul tentativo di organizzare un incontro a margine del Consiglio europeo del 12 febbraio.

Un tentativo di isolamento del governo greco da parte della Germania smentito solo in parte da Berlino. Secondo la portavoce del governo, Christiane Wirtz, Tsipras, che nel fine settimana ha comunque garantito che onorerà i propri debiti e non cercherà il conflitto con la Ue, sarebbe il «benvenuto», ma al momento non è stato richiesto alcun incontro. Quanto al vertice europeo, ha precisato la Wirtz, un bilaterale non è in programma, ma neppure è escluso. Già previsto, invece, un summit tra il ministro delle Finanza Wolfgang Scheuble e il suo omologo greco Yanis Varoufakis, anche se, pure in questo caso, la data non è ancora nota.

A fronte del grande gelo tedesco, però, Tsipras in Europa non trova porte chiuse, anzi. In attesa che il tour del premier, ieri a Cipro, oggi  a Roma e poi a Parigi e Bruxelles, entri nel vivo, il ministro delle Finanze di Atene ha già iniziato a tessere la sua tela. Lunedì ha incassato il sostegno pieno della Francia («La Grecia è nell’euro e ci resterà, abbiamo una volontà di amicizia e di accompagnamento», ha detto l’omologo francese Michel Sapin) e ieri, promettendo una soluzione rapida del duello («nelle prossime ore o giorni») ha strappato una mezza adesione pure dalla Gran Bretagna. «Lo stallo fra la Grecia e l'Eurozona potrebbe essere il più grande rischio per l’economia globale», ha detto il cancelliere dello scacchiere, George Osborn, aggiungendo che «ora tutte le parti devono impegnarsi». Anche la Commissione Ue non sarebbe così ostile. Come anticipato dal quotidiano tedesco Handelsblatt e confermato dalla portavoce dell’esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, il presidente Jean Claude Juncker ritiene che «in futuro» sarà necessario «sostituire la Troika con qualcosa di più legittimo e rappresentativo» delle istituzioni democratiche, come un meccanismo di controllo parlamentare sugli accordi. Un futuro che, sempre secondo la portavoce, potrebbe prendere forma già domani, dopo l’incontro tra Juncker e il premier greco. L’apertura è stata colta al volo da Tsipras, secondo cui l’abolizione della troika sarebbe un «importante passo istituzionale» necessario per lo «sviluppo della Ue». E altrettanto velocemente bocciata dalla Germania. La riforma della troika, ha spiegato senza equivoci la portavoce della Merkel, «non è in programma» e il meccanismo di controllo non può essere cambiato «da una sola parte».

Ad incrinare la granitica resistenza di Berlino ci ha pensato, però, un inaspettato macigno arrivato da Oltreoceano. «Non si può continuare a spremere Paesi che sono nel pieno di una recessione», ha dichiarato il presidente Usa, Barack Obama, in un’intervista alla Cnn, «a un certo punto ci deve essere una strategia per la crescita per permettergli di ripagare i loro debiti ed eliminare una parte del loro deficit». Obama ha detto di sperare che la Grecia resti nell’eurozona, ma ha avvertito che serviranno «compromessi da tutte le parti».
I sostegni internazionali alla rivolta antieuropeista di Atene, in ogni caso, ancora non convincono i mercati. Pochi contraccolpi sull’Italia, con il Btp che ha chiuso a 130 punti dal Bund tedesco, rispetto ai 128 di venerdì.  Il rendimento del titolo decennale italiano è in rialzo all’1,61% contro l’1,58% della scorsa settimana. La Grecia resta invece nella bufera, con uno  spread sopra i 1.000 punti (1.031) e un tasso del 10,62%.

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