giovedì 12 febbraio 2015

Il bluff di Vendola sulle pensioni. L'assegno resta e paghiamo noi

Tutto, prima o poi, ritorna. Compresi i vitalizi della Regione Puglia, che due anni fa Nichi Vendola diceva trionfante di aver spazzato via. L’era dei super assegni (fino a 10mila eruo mensili) che incassano i vecchi consiglieri, in effetti, si è chiusa il primo gennaio 2013. A 24 mesi di distanza, però, i deputati regionali, panettone in bocca e delibera alla mano, si sono presi una piccola rivincita. Sempre (in larga misura) a spese del contribuente.



Con un provvedimento approvato il 19 dicembre sono, infatti, state reintrodotte le rendite di anzianità. Archiviato il vecchio e vituperato termine, ora si parla di semplici pensioni. Gli assegni, a cui avranno diritto tutti i consiglieri regionali, saranno calcolati col sistema contributivo. Nel dettaglio, come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, la trattenuta è stata fissata al 33% dell’indennità mensile (che è di 7mila euro). Ma soltanto l’8,8% è a carico dello stesso consigliere. Il resto, ovvero il 24,2% (circa 1.700 euro al mese) sarà versato direttamente dalle casse regionali. La delibera, votata all’unanimità dall’ufficio di presidenza, riprende in parte il regolamento in vigore a Montecitorio per i deputati. Ma le norme sono state «migliorate» con alcuni correttivi. La reversibilità, ad esempio, che alla Camera si paga, in Puglia sarà gratuita. In più i consiglieri, cosa non permessa ai deputati, avranno anche la possibilità di ripensarci prima del tempo e riavere indietro i contributi versati.
Quanto ai meccanismi di erogazione, l’età prevista è di 65 anni, con un minimo di cinque anni di contributi. In barba alla Fornero, però, per abbassare la soglia basta versare qualche anno in più di contributi. Con due legislature, 10 anni, il consigliere potrà riscuotere l’assegno a 60 anni.
In attesa di ricevere il trattamento previdenziale la somma del montante contributivo si rivaluterà di anno in anno, sulla base della variazione media quinquennale del pil. Analoga rivalutazione riguarderà anche l’assegno mensile, che sarà di anno in anno adeguato all’inflazione. Quanto ai coefficienti di trasformazione, la delibera prevede che potranno essere aggiornati con successiva delibera. Quelli per ora in vigore, però, riprendono i coefficienti Inps prima dell’aggiornamento avvenuto nel 2013, che ha tagliato i trattamenti del 2-3% sulla base delle modifiche introdotte dalla Fornero.

La pensione della Regione si potrà sommare a quella ordinaria e anche a quella da parlamentare. Non ci sarà, però, cumulabilità con le indennità da cariche elettive come parlamentare, consigliere o assessore. In caso di elezione l’assegno previdenziale si congela.
Il regalino che si sono fatti i consiglieri, per quanto più modesto rispetto ai precedenti trattamenti, andrà comunque ad impattare sulle spese della Regione guidata da Vendola che sono già pesantemente zavorrate dai vecchi vitalizzi. Da maggio, quando si concluderà la legislatura e l’assemblea si ridurrà a 50 consiglieri, la Regione spenderà solo di contributi un milione di euro l’anno.
Costi che si vanno ad aggiungere a quelli crescenti per i vitalizi già maturati. Nel 2013 le rendite sono pesate sul bilancio regionale per 13 milioni di euro. E l’asticella salirà a 15 milioni nel 2015 e nei due anni successivi.

Esborsi che la Regione dovrà sostenere a lungo, considerati che tra i privilegiati c’è anche una nutritissima schiera di baby pensionati che ha iniziato ad incassare il vitalizio ad appena 55 anni. Una facoltà peraltro concessa da Vendola anche a chi non ha ancora maturato i requisiti attraverso la possibilità di colmare volontariamente il buco contributivo fino ad arrivare alla soglia prevista.
Ad interrompere la beffa infinità potrebbe essere solo un provvedimento dirompente che faccia decadere i diritti acquisiti e tagli di netto tutti i vecchi vitalizi. Eventualità che per ora non passa neanche per la testa all’attuale amministrazione pugliese, ma che non tutti ritengono di poter escludere per il futuro. Anzi, la preoccupazione serpeggia al punto che molti consiglieri hanno scelto la strada opposta di chi ha integrato di tasca propria i contributi.
Almeno 12 consiglieri negli ultimi mesi del 2014 hanno infatti chiesto indietro le somme già versate. I 2.200 euro versati ogni mese.
Nell’attesa di ulteriori novità, per il 2015 la Regione Puglia si troverà nella situazione paradossale di dover pagare gli ex consiglieri più di quelli in carica. A fronte dei 15 milioni previsti per i vitalizi, infatti, le spese previste tra indennità di carica e spese di mandato ammontano a 11 milioni di euro.

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