Il debito pubblico raggiunge nuovi livelli record, il governo studia la manovra correttiva di ferragosto e il Pd si prepara a fare melina sulla reintroduzione dell’anatocismo bancario. Malgrado le temperature ancora primaverili, si preannuncia l’ennesima estate caldissima per le tasche degli italiani.
Le notizie che continuano ad arrivare sul fronte dei conti pubblici sono prossime alla catastrofe. Ieri Bankitalia ha certificato che il debito ha sfondato una nuova soglia, arrivando a quota 2.166,3 miliardi. Nel solo mese di maggio, alla faccio di tagli e spending review, lo stock è aumentato di 20 miliardi, con una crescita che dall’inizio dell’anno segna il 4,7%.
Una dinamica che pesa come un macigno sul duello con l’Europa, che chiede «sforzi aggiuntivi» entro l’anno, e che difficilmente potrà essere compensata dalle entrate. Malgrado un aumento dell’1,6% nei primi cinque mesi, Bankitalia spiega infatti che «tenendo conto di una disomogeneità nella contabilizzazione di alcuni incassi, le entrate tributarie sono aumentate solo lievemente».
È per questo che a Palazzo Chigi hanno iniziato a premere sull’acceleratore. Matteo Renzi ha già avviato le prime riunioni tecniche per arrivare in tempo (l’appuntamento è per il 20 settembre) alla messa a punto del nuovo quadro macroeconomico che dovrà poi produrre entro il 15 ottobre la legge di stabilità.
Il premier nei giorni scorsi ha ammesso lo scatto in avanti sul dossier bilancio, ma ieri fonti di Palazzo Chigi hanno negato categoricamente che tra le ipotesi ci sia anche quella di chiudere la pratica prima di ferragosto, con un anticipo della legge di stabilità.
Ciò non toglie, però, che il governo stia valutando la possibilità di qualche intervento correttivo di emergenza nel caso un peggioramento dello scenario dovesse spingere l’Europa ad oltrepassare il limite degli avvertimenti finora fatti pervenire all’Italia.
I segnali arrivati ieri da Mario Draghi non fanno ben sperare. Il presidente della Bce è sceso proprio sul terreno di Renzi, criticando chi pensa che la «flessibilità sia l’unico modo per far ripartire la crescita» e invocando di nuovo vincoli europei anche sulle riforme strutturali e non solo sui bilanci.
Parole che arrivano alla vigilia dell’elezione di un nuovo presidente della Commissione Ue non tenero con i Paesi indisciplinati e a pochi mesi dai nuovi esami che Bruxelles condurrà sui nostri conti per verificare se ci sono le condizioni per concedere lo slittamento del pareggio di bilancio al 2016. Dal governo continuano a sostenere che il deficit previsto al 2,6% contiene un buon margine di manovra per restare dentro il 3% anche in caso di scenario avverso. Ma la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro.
Nel frattempo, dal Parlamento arriva la notizia che la reintroduzione dell’anatocismo bancario, ovvero gli interessi sugli interessi, potrebbe restare nel dl crescita, dove si diceva fosse stata inserita (non si sa ancora da chi) per errore. Illustrando gli emendamenti il Pd si è avvitato su sé stesso, spiegando che sulla questione «non si può fare una battaglia ideologica, ma bisogna aprire una discussione con il governo». Una posizione che ha fatto infuriare il collega di partito Francesco Boccia, che invece promette battaglia finché la norma non sarà cancellata.
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