mercoledì 16 luglio 2014

Lo Ior pubblica il bilancio sul web. Al presidente 200mila euro

Mentre il governo nasconde i file sulla spending review, a casa di Papa Francesco si procede a testa bassa sulla trasparenza. C’è chi assicura che sulle questioni veramente importanti la riservatezza all’interno delle mura vaticane sia ancora impenetrabile. Sta di fatto, però, che dopo l’esordio dello scorso ottobre, la prima volta in assoluto per l’istituto bancario della Santa Sede, ieri lo Ior ha pubblicato on line (www.ior.va) il suo secondo rendiconto della storia.

I dati principali erano già stati resi noti la scorsa settimana ma nelle pieghe del documento pubblicato integralmente sono reperibili notizie che vanno oltre l’utile e il fatturato. A partire dagli stipendi dei manager sostituiti in corsa una settimana fa. L’ex presidente Ernst von Freyberg, rimpiazzato il 9 luglio con il francese Jean-Baptiste de Franssu, ha guadagnato nel corso del 2013 208mila euro, mentre al direttore generale Rolando Marranci, entrato in ruolo il primo luglio, sono andati 77mila euro. Il board di sovrintendenza (Ronaldo Hermann Schmitz, Carl A. Anderson, Antonio Maria Marocco, Manuel Soto Serrano), ha un credito di 260mila euro, che non è ancora stato pagato. Un milione di euro è stato invece destinato al «precedente management generale, in funzione fino al 30 giugno», di cui 694 ancora non pagati. Una cifra, si legge nel rendiconto, che comprende anche «le indennità relative alla conclusione dei loro contratti». Il documento ricorda che dal primo gennaio 2013 al primo luglio 2013 il direttorato era rappresentato da Paolo Cipriani e Massimo Tulli, dal primo luglio al 30 novembre da Ernst vonFreyberg (ad interim) e Rolando Marranci, dal 30 novembre da Rolando Marranci come unico «managing director». Complessivamente nel 2013 questa voce di bilancio sfiora gli 1,6 milione di euro rispetto agli 877mila euro del 2012. Anche i costi per lo staff, a 11,9 milioni di euro, sono aumentati del 4,3% «in seguito a nuove assunzioni» effettuate nel 2013.

In evidenza nel bilancio anche una cifra abbastanza consistente, 23 milioni di euro, «depositati in una banca terza la cui disponibilità è ancora pendente». La cifra coincide con quella che nel 2010 venne sequestrata al conto Ior presso il Credito Artigiano per violazione della normativa antiriciclaggio: stessa posta era evidenziata anche nel rendiconto del 2012. Sono dunque passati quattro anni e nei quasi 716 milioni di depositi in altri istituti, la cifra è ancora congelata alla voce «altri depositi». Piccolo allarme per l’outlook finanziario sul 2014. Finora l’investimento nei titoli dell’eurozona è stato profittevole, con una compensazione tra bond delle aree periferiche, il cui valore è salito, e di quelle core dell’Europa, dove invece il rendimento è sceso. Ma «alla scadenza delle obbligazioni», avverte una nota del bilancio, «diventerà più difficile trovare rendimenti a un rischio accettabile».

La ripartizione dei clienti dell’Ior vede al primo posto sempre gli ordini religiosi, con oltre la metà degli asset. Seguono la Santa Sede e le Nunziature (13%), cardinali vescovi e clero (9%), diocesi (7%), e il resto diviso in altre tipologie di clienti, tra i quali impiegati del Vaticano e istituti di educazione cattolica. Quello che viene chiarito nel bilancio, che allega anche la «certificazione» della società indipendente di revisione Deloitte & Touche, è anche la mission dell’istituto: «In tempi di grande cambiamento, e' di vitale importanza», dice il Prelato, monsignor Battista Ricca», ricordare lo scopo dello Ior, che è quello di sostenere coloro che faticano a portare a compimento le buone opere realizzate dalla Chiesa cattolica, spesso senza alcun grazie, giorno dopo giorno, in tutto il mondo».

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