martedì 8 luglio 2014

La Ue non si fida delle promesse di Renzi

Gli sconti si fanno sulle riforme, non sulle promesse. Alla prima uscita ufficiale dopo la presunta vittoria sulla flessibilità ottenuta da Matteo Renzi l’Italia ha incassato subito un bel due di picche. Pier Carlo Padoan, che oggi presiederà il primo Ecofin del semestre italiano dell’Unione Europea, ha aperto ieri il dibattito con i colleghi della zona euro e le istituzioni Ue sulla necessità di dare più enfasi alle riforme dopo mesi di predominanza dell'austerità.

La linea del ministro dell’Economia, che ha difeso con forza la stabilità dei conti italiani, è stata la stessa dei giorni scorsi. Padoan ha continua a giocare sulla difensiva, presentando anche ai colleghi dell’Eurogruppo una versione soft e depotenziata di quella flessibilità celebrata dal premier e dal Pd come il grande successo italiano contro l’austerity tedesca. «Il punto non è ottenere più flessibilità per l’Italia», ha detto, «ma capire meglio come le riforme strutturali possano essere incoraggiate e quale sia il loro impatto sul bilancio». In questo modo i Paesi europei saranno in grado di fare «il migliore utilizzo delle regole e della flessibilità esistenti per migliorare i risultati in termini di crescita e di sostenibilità del debito».

Anche così, però, il tentativo è andato a vuoto. Secca la reazione del presidente dell’Eurogruppo,  Jeroen Dijsselbloem. «C’è spazio per la flessibilità, ma solo sulla base di reali riforme economiche, che siano realizzate, non solo promesse, e che abbiano un reale e positivo impatto sui conti pubblici», ha detto senza troppi giri di parole.
E poco collaborativa è apparsa anche la risposta di Berlino. «Vogliamo più crescita, ma non sia una scappatoia o un pretesto per non fare quello che ci serve», ha fatto sapere il ministro tedesco dell’Economia, Wolfgang Schaeuble.  Stessa musica per il commissario agli affari economici ad interim Siim Kallas, finlandese, secondo cui «Prima servono le riforme e poi la flessibilità».
Una doccia fredda che la dice lunga su quanto sarà faticoso il percorso dell’Italia in autunno, dove lo spettro di una manovra correttiva per rispettare gli impegni di bilancio con la Ue contina minacciosamente ad aleggiare.

Padoan non si è scomposto e ha parlato di «un inizio molto incoraggiante». Ma alla fine quella che doveva essere la giornata dell’Italia a testa alta si è risolta nell’ennesimo elenco di rassicurazioni sui compiti fatti.  «L’Italia non sta lavorando ad un piano di rientro del debito pubblico, perché il debito  italiano e' assolutamente sostenibile», ha ribadito il ministro spiegando anche che «lo sforzo italiano», ossia «il surplus primario», è insieme a quello tedesco «il più alto dell'Unione europea», mentre «i tassi di interesse sono scesi», anche se «la crescita nominale è ancora insoddisfacente».

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