martedì 1 luglio 2014

Il flop degli 80 euro, in calo pure la spesa alimentare

Malgrado gli 80 euro e l’ottimismo di Matteo Renzi l’economia non riparte. Nel mese di giugno, secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,1% rispetto al mese precedente e dello 0,3% nei confronti di giugno 2013, in forte rallentamento rispetto a maggio (+0,5%). Si tratta di una quota che non veniva toccata dal 2009 e che è dovuta principalmente all’accentuarsi della diminuzione dei prezzi degli alimentari non lavorati. Contribuiscono in misura minore anche le decelerazioni della crescita su base annua dei prezzi degli alimentari lavorati, dei beni energetici e dei servizi relativi all’abitazione.

La tendenza al ribasso colpisce dunque in pieno il cosiddetto carrello della spesa. Su questo versante i prezzi a giugno sono calati dello 0,5% rispetto al 2013, raggiungendo il livello più basso da quasi 17 anni (settembre 1997).
E il quadro sembra destinato a peggiorare. Come spiega l’Istat nella nota mensile sull’economia italiana «non sembrano ancora emergere chiari segnali di allontanamento dal rischio di deflazione». Gli esperti dell’istituto di statistica rilevano che a giugno «il maggiore contributo alla disinflazione si conferma quello delle componenti più volatili (energetici e alimentari non lavorati), i cui prezzi continuano a presentare tassi tendenziali negativi».

In generale, i primi mesi dell’anno hanno visto ampliarsi la quota di beni e servizi del paniere con variazioni annue negative. La dinamica della core inflation (+0,7%) continua a riflettere la debolezza della domanda interna e, soprattutto nel caso dei beni, gli effetti di un euro forte. In prospettiva, si legge nel documento, «l’inflazione dovrebbe mantenersi intorno agli attuali ritmi fino all’autunno, evidenziando una moderata risalita nella parte finale dell’anno».
Un quadro che sembra in totale controtendenza con le stime del governo e inizia a preoccupare seriamente anche gli esperti. «L’inflazione continua a scendere. L’headline a 0,3% e la core a 0,7% sono un campanello d’allarme che continua a squillare», dice Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma. «Non è chiaro», prosegue, «se la politica se ne sia resa pienamente conto. L’azione della Bce, che per la parte di immissione di liquidità si avrà solo a settembre, può non essere sufficiente. Per evitare stagnazione e rischi di deflazione occorre un quadro di stimoli più incisivo, tanto sul fronte monetario quanto sul sostegno fiscale alla domanda».

Da Confcommercio fanno, invece, notare che «l’ennesimo ridimensionamento del tasso di crescita tendenziale, con il decimo mese consecutivo con un’inflazione sotto l’1%, caratterizza gli ultimi dodici mesi come il periodo a più bassa inflazione degli ultimi cinquanta anni ma desta preoccupazione se si considera che la scomparsa dell’inflazione si sta verificando nonostante l’aumento dell’Iva di ottobre 2013».
Arrivati a questo punto, sottolinea il presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli, «occorre evitare che il pericolo della deflazione agisca in termini ulteriormente depressivi sull’economia attuando una decisa politica di rilancio dei consumi come leva strategica e prioritaria per la ripresa del Paese».

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