sabato 27 dicembre 2014

A Capodanno la stangata viaggia in autostrada

Il governo ha sterilizzato il possibile aumento della Tasi sulla prima casa con la proroga per il 2015 del tetto massimo al 2,5 per mille. E ha pure congelato il canone Rai di 113,50 euro, evitando di inserirlo nella bolletta della luce. Questo non significa che il nuovo anno sarà privo di spiacevoli sorprese. Immancabile l’aumento della benzina. Dopo i 9 ritocchi degli ultimi 4 anni l’accise sui carburanti salirà ancora nel 2015. Il quantum sarà stabilità dall’agenzia delle Dogane dei Monopoli sulla base del bottino da recuperare: 671 milioni di gettito aggiuntivo per il prossimo anno e 17,8 milioni per il 2016.

Ma Boeri non ha i titoli per quel ruolo

Il curriculum di Tito Boeri è lungo e corposo. Il professore, che oggi insegna Economia del Lavoro alla Bocconi, dove si è anche laureato, ha un Dottorato in economia alla New York University, ed è stato consulente dell’Fmi, della Banca mondiale, della Commissione Ue e del governo italiano, nonché senior economist all’Ocse dall’87 al 96. È inoltre research fellow del Cepr, del William Davidson Institute dell’Università del Michigan, del Netspar dell’Università di Tilburg e dell’Iza - Institut zur Zukunft der Arbeit (Istituto per il Futuro del Lavoro) a Bonn. È, infine, membro del Consiglio della European Economic Association, direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti e responsabile scientifico del festival dell’Economia di Trento. Nel tempo libero collabora con la Repubblica e con il sito lavoce.info, di cui è uno dei fondatori.

Resta l'obbligo di tenersi i fannulloni

La Cgil insiste. Dopo le sferzate del leader Susanna Camusso («norme sbagliate e punitive, si cancella il contratto a tempo determinato») anche ieri il sindacato rosso è tornato a criticare il jobs act, sostenendo che le nuove misure danno «il via libera alle imprese per licenziare in maniera discrezionale lavoratori singoli e gruppi di lavoratori».

domenica 14 dicembre 2014

Tasse sulla casa: stop all'aumento. Forse il governo l'ha capita

Tasi sulla prima casa «solo» al 2,5 per mille anche per il 2015. Alla fine la decisione è arrivata. Dopo una manciata di giorni vissuti nel terrore, con la prospettiva di un raddoppio secco dell’imposta sui servizi indivisibili per il prossimo anno, i contribuenti italiani possono almeno trattenere il respiro, in attesa dell’approvazione definitiva della legge di stabilità.

venerdì 12 dicembre 2014

Anche Draghi minaccia sanzioni. E Juncker ormai ci prende in giro

E quattro. Dopo S&P, eurogruppo e Jean Claude Juncker (che ieri ha addirittura rincarato la dose) la sberla quotidiana sulla politica economica del governo è arrivata puntuale. Questa volta è stato il turno di Mario Draghi, che qualcuno  si ostina a considerare dalla parte di Matteo Renzi. «Lo vedo spesso», disse il premier la scorsa estate dopo il blitz ferragostano nella tenuta dell’ ex governatore a Città della Pieve.

La local tax è rimasta un annuncio. Così nel 2015 la Tasi raddoppierà

La stangata sulla casa è assicurata anche per il 2015. Mentre l’Europa continua a prenderci a sberle ogni giorno (ieri è stato il turno di Draghi e di Juncker, che ha rincarato la dose), inchiodandoci alla prospettiva di una manovra bis, il governo sembra aver deciso che il prossimo anno non solo resterà la Tasi, ma sarà pure più salata.

giovedì 11 dicembre 2014

Schiaffo da Bruxelles: manovra bis o conseguenze spiacevoli

«Se alle parole non seguiranno i fatti, le conseguenze saranno spiacevoli». Dagli avvertimenti alle minacce. Dopo il declassamento di S&P e la bacchettata dell’eurogruppo sul mancato rispetto degli impegni, ieri il traballante percorso di risanamento messo in atto dal governo italiano è finito nel mirino anche della Commissione europea. A Matteo Renzi non piace l’idea dei compiti a casa, ma il tono usato da Jean Claude Juncker è proprio quello con cui ci si rivolge ai discoli che non vogliono ubbidire. «Dobbiamo fidarci di italiani e francesi e poi vedremo, probabilmente nel mese di marzo, come è andata», ha spiegato il presidente della Commissione in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Se andrà male, ha proseguito, «la situazione diventerà molto sgradevole per entrambi i Paesi».

martedì 9 dicembre 2014

Aria di manovrina e riforma delle pensioni

Il governo continua a ripetere che la «renzinomics» piace a tutti. Eppure, l’Europa vuole una manovra aggiuntiva mentre l’Ocse ci chiede addirittura un’altra riforma delle pensioni.  Malgrado le acrobazie semantiche degli spin doctor, il messaggio arrivato ieri da Bruxelles è chiaro: entro marzo l’Italia dovrà presentare una correzione dei conti più robusta. A ballare sono i soliti 6 miliardi di scarto tra la riduzione del deficit/pil strutturale dello 0,1% previsto dalla legge di bilancio e lo 0,5% imposto dal patto di stabilità. Questo gap, ha spiegato il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, può essere colmato in due modi: «Adottando nuove misure o con una nuova valutazione dell’efficacia delle misure già adottate». Una terza possibilità, ha proseguito, è che la «commissione ritenga che lo 0,1% di correzione già prevista sia in realta più elevata, allo 0,2%».