sabato 27 dicembre 2014

Ma Boeri non ha i titoli per quel ruolo

Il curriculum di Tito Boeri è lungo e corposo. Il professore, che oggi insegna Economia del Lavoro alla Bocconi, dove si è anche laureato, ha un Dottorato in economia alla New York University, ed è stato consulente dell’Fmi, della Banca mondiale, della Commissione Ue e del governo italiano, nonché senior economist all’Ocse dall’87 al 96. È inoltre research fellow del Cepr, del William Davidson Institute dell’Università del Michigan, del Netspar dell’Università di Tilburg e dell’Iza - Institut zur Zukunft der Arbeit (Istituto per il Futuro del Lavoro) a Bonn. È, infine, membro del Consiglio della European Economic Association, direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti e responsabile scientifico del festival dell’Economia di Trento. Nel tempo libero collabora con la Repubblica e con il sito lavoce.info, di cui è uno dei fondatori.

Tra tanti e tali titoli ed attività non sembra però risultare alcun riferimento ad esperienze di tipo manageriale o amministrativo, come sarebbe richiesto per guidare l’Istituto nazionale di previdenza. Incarico a cui è stato chiamato lo scorso 24 dicembre il nostro professor Boeri. La legge sul punto è abbastanza chiara. Come si legge al comma 7 dell’articolo 7 del Dl 78 del 2010, il presidentedell’Inps «è scelto in base a criteri di alta professionalità, di capacità manageriale e di qualificata esperienza nell’esercizio di funzioni attinenti al settore operativo dell’Ente».
Sulla professionalità ci sono pochi dubbi. Boeri ne ha da vendere, così come di preparazione scientifica sulla materia previdenziale. Ma la capacità manageriale? E la qualificata esperienza nell’esercizio di funzioni attinenti al settore operativo dell’Inps? Data la comprovata statura del neo presidente si potrebbe pensare di non applicare la norma alla lettera e chiudere un occhio sui requisiti, che il professore potrebbe avere anche a prescindere dal curriculum. Se non fosse, però, che qualche tempo fa fu proprio Boeri ad impuntarsi sul rispetto della procedura, al punto da sottoscrivere un appello contro la nomina di Giorgio Alleva alla presidenza dell’Istat.

Nulla di personale, per carità, ma dal curriculum del professore di Statistica, scrive Boeri in un articolo del 15 luglio scorso su lavoce.info, risulta «l’assenza di un profilo internazionale». Aspetto in contrasto con la legge, secondo cui il presidente dell’Istat deve essere «scelto tra i professori ordinari in materie statistiche, economiche ed affini, con esperienza internazionale». La tesi del neopresidente dell’Inps è che in questo modo le procedure di selezione finiscono con il «disincentivare la partecipazione» di candidati eccellenti che rimangono nell’ombra per paura di una «umiliante bocciatura». La soluzione? Non basta, secondo Boeri, pubblicare i curriculum, ma anche motivare le scelte. Cosa che il governo siamo convinti farà in questo caso. Del resto la sostituzione del commissario Tiziano Treu costerà ai contribuenti 103mila euro in più. Lo stipendio a cui l’ex ministro, già provvisto di pensione da professore e vitalizio da parlamentare, aveva generosamente rinunciato.

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