venerdì 2 agosto 2013

Dopo sei ore la mazzata. Cav agli arresti per 4 anni

«La Corte rigetta il ricorso del Berlusconi nei cui confronti dichiara, ai sensi dell’articolo 624 comma 2 del Codice di procedura penale, irrevocabili tutte le altre parti della sentenza impugnata». Si conclude così, con poche parole lette in Aula con voce un po’ tremolante e la prima condanna definitiva a carico di Silvio Berlusconi, un’offensiva giudiziaria durata circa 20 anni. Alla fine, l’affondo della magistratura, di cui l’ex premier ha iniziato a ricevere costanti e persistenti attenzioni a partire dalla sua discesa in campo nel 1994, è arrivato dalla sezione feriale della Corte di Cassazione, che ieri, alle 19.45, ha confermato la condanna a 4 anni di reclusione nei confronti del Cavaliere per frode fiscale nell’ambito del cosiddetto processo Mediaset.

Contestualmente, i giudici hanno invece stabilito che dovrà essere rifatto un processo d’appello bis dalla Corte d’Appello di Milano nei confronti di Silvio Berlusconi solo per rideterminare la durata dell’interdizione in base a quanto previsto dal decreto legislativo 74 del 10 marzo 2000, che ha stabilito una «nuova disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto». L’art. 12 del provvedimento stabilisce infatti che, in caso di condanna per frode fiscale, si applica, come pena accessoria, «l’interdizione dai pubblici uffici per un periodo non inferiore ad un anno e non superiore a tre anni». I giudici di Milano avevano, invece, applicato le disposizioni generali, le quali stabiliscono che «la condanna alla reclusione per un tempo non inferiore a tre anni importa l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni», quanti ne erano stati previsti per Berlusconi sia in primo che in secondo grado. 

La Corte di Cassazione ha anche condannato in via definitiva Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi), Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi) e Frank Agrama (3 anni), coimputati di Berlusconi.
La sentenza di ieri chiude una vicenda giudiziaria durata circa 12 anni. Le prime indagini dei pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo scattano nel 2001. Bisogna, però, aspettare 5 anni per il rinvio a giudizio, che arriva nel luglio 2006 per mano del gup Fabio Paparella che manda a processo, oltre a Berlusconi, 11 imputati. Il dibattimento inizia nel novembre del 2006 e si prolunga per 6 anni tra richieste di ricusazioni avanzate dai legali, istanze di astensione presentate dai giudici, ricorsi alla Consulta, scontri sul legittimo impedimento, slittamenti dovuti al Lodo Alfano, continui cambi di imputazione da parte della procura per aggirare la prescrizione, richieste della difesa di trasferimento del processo a Brescia. Nel frattempo, per decorrenza dei termini, escono dal procedimento le accuse di falso in bilancio, resta l’ evasione fiscale. Il 26 ottobre 2012 Berlusconi viene condannato a 4 anni di reclusione (di cui tre condonati con l’indulto del 2006) con l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. A questo punto l’amministrazione delle giustizia, solitamente affetta da bradipismo acuto, mette il turbo. L’8 maggio la seconda Corte d’Appello di Milano conferma la condanna. Poco dopo la Cassazione, dopo aver passato notti a calcolare i tempi esatti della prescrizione, hanno deciso di fissare l’udienza a tempo di record per lo scorso 30 luglio.

Durissimo il commento dei legali di Berlusconi. «La sentenza», dicono in una nota gli avvocati Franco Coppi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, «non può che lasciare sgomenti. Vi erano solidissime ragioni ed argomenti giuridici per pervenire ad una piena assoluzione». A questo punto, annunciano i difensori, «valuteremo e perseguiremo ogni iniziativa utile anche nelle sedi Europee per   far si che questa ingiusta sentenza sia radicalmente riformata».
Nel frattempo, ha fatto sapere il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, la pena è «eseguibile». La sentenza verrà trasmessa alla Procura di Milano. Poi, secondo la procedura, il pm dovrà emettere l’ordine di esecuzione con contestuale sospensione perché la pena da scontare, considerato l’indulto, è di un anno. Dal momento della notifica dell’atto il Cavaliere entro il tempo massimo di 30 giorni, che, vista la pausa feriale, decorrono dal 16 settembre, dovrà decidere se andare ai domiciliari o chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali. Richiesta che verrà valutata dal Tribunale di Sorveglianza in tempi lunghi.

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