L'Imu sparisce. Forse. Al di là degli annunci e dei
festeggiamenti del governo e della maggioranza, per ora l'unica certezza
uscita dall'atteso Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio è che la
prima rata della tassazione sulla prima casa e sui terreni agricoli
viene definitivamente gettata nel cestino. Per sapere se ci sarà davvero
il lieto fine, però, bisognerà aspettare ancora. Gli italiani dovranno
rimanere col fiato sospeso almeno fino al prossimo 15 ottobre, quando
sarà varata la legge di stabilità che dovrebbe contenere, secondo quanto
promesso ieri dal premier Enrico Letta, l'abolizione totale della
famigerata Imposta municipale unica.
Per far capire il concetto il
premier ha utilizzato l'esempio del condominio, dove ci sono «luoghi
comuni, alcuni servizi, l'illuminazione» che vengono pagati col canone.
Con la Taser, ha proseguito, «il tema dei servizi diventa il legame tra
chi abita in una abitazione e la collettività e quindi il sindaco e il
Comune che gestisce questa collettività».
Venendo al
dunque, però, sembra di capire che la tassa piomberà sulla testa anche
delle prime case, riproponendo di fatto la vecchia imposta appena
abolita. «Con la service tax», ha infatti spiegato Letta, assicurando
che non si tratterà di un'Imu mascherata, «si riconosce che la prima
casa non produce reddito, ma un carico di servizi offerti dal Comune e
conseguentemente delle spese della collettività».
A
calcolare le spese saranno i sindaci. «Le percentuali di tassazione», ha
spiegato Fabrizio Saccomanni in conferenza stampa, «verranno affidate
ai comuni». La service tax, ha proseguito il ministro dell'Economia,
«sarà parametrata alla superficie della casa e chi inquinerà di più
pagherà di più». Per i servizi aggiuntivi, si utilizzerà come metodo di
calcolo «sempre la metratura della casa». La nuova tassa avrà «due
aspetti importanti, la gestione dei rifiuti urbani e dei servizi
indivisibili». La seconda componente sarà a carico «sia del proprietario
sia degli occupanti, con ampio margine di manovra da parte dei Comuni».
Che non sarà, però, totale. L'autonomia sulle aliquote, ha promesso
Saccomanni, «sarà limitata verso l'alto». Altre misure riguardano
l'esenzione dell'Imu per le case invendute e l'abbassamento della
cedolare secca dal 19 al 15%. Torna inoltre l'Irpef sulle case sfitte ed
anche sui redditi dominicali dei terreni non affittati, che era stata
cancellata con l'introduzione dell'Imu. Buone notizie anche per le
imprese, che incassano la deducibilità del 50% dell'Imu ai fini Ires.
Niente da fare invece per l'Irap: per l'imposta regionale sulle
attitivtà produttive resta indeducibile.
Rimanendo in
tema di tasse, dal Cdm di ieri sono usciti anche i «balzelli» pretesi
dal Pd per dare il via libera all'abolizione dell'Imu chiesta dal Pdl.
Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato il rifinanziamento della
cassa integrazione per 500 milioni e ha messo sul piatto 700 milioni per
salvaguardare da qui al 2017 altri 6.500 esodati finiti nella tenaglia
della riforma pensionistica della Fornero.
Il
governo ha infine approvato il piano casa. Un progetto, ha spiegato il
ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che prevede interventi per
4,4 miliardi, 4 miliardi a carico della Cdp e 400 milioni di «interventi
sociali», con, tra le altre misure, un fondo specifico a favore
dell'acquisto della prima casa per giovani coppie e lavoratori atipici
sotto i 35 anni.
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