«Far cadere ora il governo sarebbe un delitto». È sintetizzato in questa frase il concetto che ieri Enrico Letta, all’indomani del terremoto giudiziario che ha travolto Silvio Berlusconi, ha continuato a ripetere come un mantra per tutta la giornata, prima in conferenza stampa al termine del Cdm, in cui stando a quanto i riferiscono i partecipanti nessuno avrebbe fatto cenno al verdetto della Cassazione, poi nell’incontro con i parlamentari di Scelta civica.
«Sono assolutamente consapevole del momento delicato», ha spiegato il premier commentando la sentenza Mediaset, «ma io sono tra quelli che mette davanti a tutto l’Italia e se c'è chi vuole mettere davanti altre priorità io penso che sia invece importante mettere davanti il Paese poi vengono altri interessi». La tesi, in sostanza, è che l’Italia non si può permettere in questa fase una crisi di governo. «Spero che prevalgano gli interessi generali e sono convinto che questo accadrà», ha aggiunto Letta, dicendo che «tutti i partiti oggi devono assumersi le proprie responsabilità e fare scelte che riguardano il futuro».
E le scelte, secondo Letta, devono tenere conto soprattutto della crisi da cui il Paese sta faticosamente tentando di uscire. «C’è percezione di primi segnali di ripresa dell’economia», ha detto il premier durante l’incontro con i montiani in cui non avrebbe mai fatto riferimento né alla sentenza né a Berlusconi, «e la stabilità del governo è fondamentale, anche a livello internazionale, essendo uno dei fattori principali per attrarre gli investimenti». In questo scenario, con il lavoro del governo che inizia a dare i «primi frutti» e i risultati che sono «a portata di mano», non andare avanti o fermarsi «malamente» sarebbe «un delitto».
Detto questo, il premier ha voluto anche sottolineare che non parteciperà al gioco al massacro che potrebbe scatenarsi se l’esecutivo diventasse oggetto di continui strattonamenti. «L’interesse dell’Italia», ha spiegato, «non è il logoramento, non considero che continuare a tutti i costi faccia parte dell’interesse del Paese». Ipotesi che però Letta, per ora, finge di non prendere in considerazione. Come dimostrano gli accenni fatti dal premier al piano delle privatizzazioni previsto per l’autunno e, addirittura, al semestre italiano di presidenza europa della prossima primavera, definito «un’opportunità storica».
L’idea del premier, stando a quanto riferito dall’ex capo del governo Mario Monti, sarebbe quella di un patto di coalizione tra l’esecutivo e le forze che lo sostengono che sia in grado di dare alla legislatura una prospettiva almeno di medio periodo. Un quadro forse un po’ troppo ottimistico su cui, comunque, Letta, anche per esorcizzare lo spettro di una crisi di governo sempre più imminente, ieri ha detto di voler puntare con decisione.
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