Molta confusione, tante incognite, poche certezze.
L'intervento del governo di mercoledì, presentato come abolizione totale
dell'Imu, ha rimesso mano per l'ennesima volta alla tassazione sulla
casa con alcuni effetti già operativi nel 2013 e altri solo annunciati
che dovrebbero entrare in vigore nel 2014. È ancora da capire fino in
fondo quale sarà l'impatto complessivo sulle tasche degli italiani, che
di sicuro per quest'anno dovrebbero riuscire a risparmiare qualcosa,
anche se non è ancora chiarissimo quanto, ma potrebbero essere costretti
a saldare il conto con gli interessi il prossimo anno. Prospettive poco
rosee sono in particolare quelle che riguardano gli inquilini in
affitto, che se tutto va come sembra saranno chiamati a farsi carico di
buona parte del peso fiscale di cui sono stati alleggeriti i proprietari
delle prime case. Cerchiamo di capire cosa cambierà in concreto per i contribuenti e quali sono le insidie nascoste nella mossa del governo.
Il
quadro più chiaro, allo stato, è quello che riguarda i proprietari di
una casa che rappresenta la loro abitazione principale e in cui abbiano
la residenza. Si tratta di un esercito di circa 19,7 milioni di
contribuenti che lo scorso hanno hanno versato quattro miliardi di euro
nella casse dello Stato a causa dell'introduzione dell'Imu da parte del
governo Monti. Per loro la prima rata del 2013, rinviata prima
dell'estate, con il decreto di mercoledì scorso è ufficialmente abolita.
L'annullamento della seconda è appeso al reperimento di ulteriori
coperture finanziarie che il premier Enrico Letta ha promesso di
individuare entro il 15 ottobre, quando dovrà essere varata la legge di
stabilità per il 2014.
Case popolari
Lo
stesso trattamento sarà riservato alle case possedute dagli enti
popolari, per cui l'acconto era già stato sospeso, e ai militari o
appartenenti alle forze di polizia che non dimorano per ragioni di
servizio nella loro casa di proprietà. In questo caso le abitazioni
saranno comunque considerate «principali». Per i residenti all'estero e
gli anziani che risiedono in case di riposo o di cura restano in vigore
le precedenti disposizioni che lasciano ai Comuni la possibilità di
assimilare o meno le abitazioni alle prime case.
Non
tutte le prime case saranno esentate dall'Imu. Così come già successo
in occasione della sospensione, sono fuori dall'abolizione dell'imposta
le abitazioni chiamate comunemente di lusso. Ovvero quello appartenenti
alle categorie catastali A/1 (signorili), A/8 (ville), e A/9 (palazzi e
castelli di eminenti pregi storico-artistici). In tutto si tratta di
73mila unità immobiliari, tra cui molte seconde case che avrebbero
comunque pagato la tassa.
Seconde case
Novità
in arrivo anche per i possessori di abitazioni diverse da quella
principale. In tutto, le persone fisiche che nel 2012 hanno versato
l'Imu su altri fabbricati sono stati circa 15,3 milioni. Per loro le
cose non resteranno identiche al passato, come si potrebbe pensare. I
proprietari di seconde case non affittate, che può essere l'appartamento
delle vacanze o l'immobile di paese lasciato in eredità del vecchio
parente, dovranno continuare a saldare regolarmente l'Imu così come
hanno fatto nel 2012 e prima della scorsa estate per quanto riguarda
l'acconto. In aggiunta, in barba allo Statuto del contribuente per cui
il governo a diposto l'ennesima deroga, dovranno pagare retroattivamente
il 50% dell'Irpef calcolato sulla rendita catastale. Sia quella
nazionale dovuta allo Stato, sia quelle addizionali previste dagli enti
locali. Lo scherzetto, secondo quanto calcolato dal ministro
dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, dovrebbe coprire circa un miliardo
del gettito venuto a mancare con l'intervento sull'Imu delle prime case.
Cedolare secca
Va
un po' meglio a chi dà in locazione la sua seconda casa. In particolare
per chi ha aderito al regime della cedolare secca, che sostituisce
l'Irpef e le sue addizionali, oltre alle imposte di registro e di bollo
sul contratto di locazione. Gli affittuari che applicano il canone
libero (4+4) nel 2013 continueranno a pagare l'Imu ordinaria e
l'aliquota agevolata del 21% sul reddito derivato dalla locazione, che
andrà a formare l'imponibile. Coloro, invece, che sceglieranno la
cedolare secca con il canone concordato (3+2), avranno uno sconto
sull'aliquota agevolata, che già da quest'anno scenderà dal 19 al 15%. I
proprietari in questione pagheranno dunque l'Imu ordinaria e una
cedolare secca del 15% sul reddito d'affitto.
Novità
in vista anche per le imprese. Intanto, l'abolizione già avvenuta della
prima rata e quella annunciata della seconda riguarda anche i terreni
agricoli e i fabbricati rurali. L'Imu agricola nel 2012 è stata pagata
da circa 3 milioni di contribuenti e ha prodotto un gettito di circa 700
milioni di euro che per la seconda rata devono ancora ricevere una
adeguata copertura.
Per tutte le imprese è invece
stata introdotta una modifica al precedente regime di indeducibilità
dell'imposta. Da quest'anno le persone fisiche e giuridiche che
utilizzano l'immobile per la propria attività potranno dedurre dal
reddito imponibile (Irpef o Ires) il 50% di quanto versato allo Stato
per l'Imu. La stessa misura non riguarderà, però, l'Irap, così come
avrebbero voluto imprenditori ed artigiani.
Per i costruttori arriva infine l'esenzione dall'Imu per gli immobili costruiti ma rimasti invenduti.
Trappola Tares
Se
sull'annullamento della seconda rata dell'Imu sulla prima casa grava
ancora l'incognita delle coperture, quasi sicura è invece la stangata
per tutti in arrivo a dicembre. Il decreto infatti stabilisce che i
Comuni potranno modulare a loro piacimento l'applicazione del tributo
comunale sui rifiuti e sui servizi, la famigerata Tares che sotto Natale
andrà in pagamento insieme alla terza rata della vecchia Tarsu
regolarmente pagata nel corso dell'anno. Il testo del governo prevede
che l'individuazione della tariffa tenga conto di una serie di criteri
stabiliti dal governo e dal generico principio «chi inquina paga». Il
rischio è che i Comuni, che per quest'anno potrebbero perdere
l'extragettito garantito dalla maggiorazione delle aliquote Imu sulla
prima casa applicate nel 2012 (circa 600 milioni), usino la Tares, che
dal prossimo anno non esisterà più, per recuperare il «maltolto». Per
alcuni contribuenti la maggiorazione potrebbe annullare in parte il
beneficio dell'abolizione Imu, per chi già rientrava nelle soglia di
detrazione previste per la prima casa (200 euro per tutti più 50 euro
per ogni convivente a carico) il timore è quello addirittura di pagare
complessivamente per la casa più dello scorso anno.
E
si arriva così all'annunciata service tax. La tassa non è ancora stata
definita, ma presto tutti, sia proprietari che inquilini, dovranno farci
i conti. La tassa sui servizi che dal primo gennaio sostituirà Imu e
Tares sarà federalista, il che significa che saranno i Comuni a decidere
come e quanto si pagherà. Il governo ha comunque spiegato che la
service si baserà su due componenti. La prima, Tari, è di fatto quella
che sostituisce l'attuale Tarsu (ricompresa nella Tares). Sarà dovuta,
come già oggi, da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree
suscettibili di produrre rifiuti urbani. Le aliquote saranno parametrate
dal Comune a propria discrezionalità sempre nel rispetto del principio
comunitario «chi inquina paga». Di fatto, però, saranno calcolate in
base ai metri quadrati in barba al numero di persone che abitano
l'immobile e, quindi, al volume di rifiuti prodotti.
La
seconda componente, Tasi, sarà a carico sia dei proprietari (in quanto i
beni e servizi pubblici locali concorrono a determinare il valore
commerciale dell'immobile) sia di chi occupa i fabbricati e sarà il
corrispettivo pagato per i cosiddetti servizi indivisibili, come
l'illuminazione o lo stato dello strada. Anche in questo caso sarà il
Comune ad avere la massima flessibilità, potendo scegliere come base
imponibile o la superficie o la rendita catastale.
Il
ministro Saccomanni ha assicurato che il governo stabilirà comunque un
tetto massimo alle aliquote. Ma la stangata è dietro l'angolo. Gli
approfondimenti del Tesoro sulle possibili soluzioni per la riforma
dell'Imu avevano evidenziato che l'introduzione della service tax
sarebbe con ogni probabilità risultata «neutrale dal punto di vista
finanziario», anche tutelando le famiglie, proprietarie e locatarie, più
bisognose o numerose. Il che significa che alla fine i conti devono in
ogni caso tornare. In assenza di agevolazioni per i redditi più bassi,
infatti, il gettito dell'Imu ad aliquota standard (circa 3,4 miliardi di
euro) e la contestuale eliminazione della maggiorazione Tares (valutato
in 1 miliardo) sarebbe assicurato da un'aliquota dell'1,9 per mille
della nuova service tax sulla prima abitazione (4,3 miliardi).
Introducendo invece agevolazioni per tenere conto delle situazioni
soggettive di svantaggio, si potrebbero incassare altrettanti 4,3
miliardi con aliquote variabili tra 1,9 e 3,4 per mille, in dipendenza
della modulazione dell'agevolazione concessa.
Inquilini
I
conti in questo modo tornerebbero, ma è chiaro che saranno pure gli
inquilini a dover pagare il conto dell'abolizione dell'Imu. Il carico
per loro, ha assicurato il ministro per gli Affari regionali, Graziano
Delrio, sarà molto basso. In realtà, l'Unione inquilini parla di una
stangata media di circa mille euro. Il segretario nazionale
dell'associazione, Walter De Cesaris, non ha dubbi: «È evidente che, a
partire dal 2014, sarà a carico degli inquilini la maggior parte degli
oneri relativi alla nuova tassa che, di fatto, anche negli importi,
sostituirà sostanzialmente l'Imu oggi pagata dai proprietari».
Tutt'altra la versione di Pier Paolo Baretta, che per placare gli animi
ha tirato fuori dal cilindro altri 2 miliardi, di cui ad oggi non si ha
alcuna notizia di copertura strutturale. Che il rischio di uno
«scompenso» possa esserci, ha detto il sottosegretario all'Economia,
«l'esecutivo l'ha messo in conto» e proprio per questo il governo
«provvederà a mettere a disposizione 2 miliardi di euro» che serviranno a
diminuire l'impatto complessivo dell'imposizione.
Anche
se l'esecutivo, e appare francamente difficile, riuscirà a mantenere le
promesse indicate da Baretta, continuerebbero comunque a ballare 2
miliardi di euro che qualcuno dovrà pagare.
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