giovedì 29 agosto 2013

Affitti, cifre, scadenze. Ecco chi pagherà l'Imu

Molta confusione, tante incognite, poche certezze. L'intervento del governo di mercoledì, presentato come abolizione totale dell'Imu, ha rimesso mano per l'ennesima volta alla tassazione sulla casa con alcuni effetti già operativi nel 2013 e altri solo annunciati che dovrebbero entrare in vigore nel 2014. È ancora da capire fino in fondo quale sarà l'impatto complessivo sulle tasche degli italiani, che di sicuro per quest'anno dovrebbero riuscire a risparmiare qualcosa, anche se non è ancora chiarissimo quanto, ma potrebbero essere costretti a saldare il conto con gli interessi il prossimo anno. Prospettive poco rosee sono in particolare quelle che riguardano gli inquilini in affitto, che se tutto va come sembra saranno chiamati a farsi carico di buona parte del peso fiscale di cui sono stati alleggeriti i proprietari delle prime case. Cerchiamo di capire cosa cambierà in concreto per i contribuenti e quali sono le insidie nascoste nella mossa del governo.

Prima rata
Il quadro più chiaro, allo stato, è quello che riguarda i proprietari di una casa che rappresenta la loro abitazione principale e in cui abbiano la residenza. Si tratta di un esercito di circa 19,7 milioni di contribuenti che lo scorso hanno hanno versato quattro miliardi di euro nella casse dello Stato a causa dell'introduzione dell'Imu da parte del governo Monti. Per loro la prima rata del 2013, rinviata prima dell'estate, con il decreto di mercoledì scorso è ufficialmente abolita. L'annullamento della seconda è appeso al reperimento di ulteriori coperture finanziarie che il premier Enrico Letta ha promesso di individuare entro il 15 ottobre, quando dovrà essere varata la legge di stabilità per il 2014.

Case popolari
Lo stesso trattamento sarà riservato alle case possedute dagli enti popolari, per cui l'acconto era già stato sospeso, e ai militari o appartenenti alle forze di polizia che non dimorano per ragioni di servizio nella loro casa di proprietà. In questo caso le abitazioni saranno comunque considerate «principali». Per i residenti all'estero e gli anziani che risiedono in case di riposo o di cura restano in vigore le precedenti disposizioni che lasciano ai Comuni la possibilità di assimilare o meno le abitazioni alle prime case.

Immobili di pregio
Non tutte le prime case saranno esentate dall'Imu. Così come già successo in occasione della sospensione, sono fuori dall'abolizione dell'imposta le abitazioni chiamate comunemente di lusso. Ovvero quello appartenenti alle categorie catastali A/1 (signorili), A/8 (ville), e A/9 (palazzi e castelli di eminenti pregi storico-artistici). In tutto si tratta di 73mila unità immobiliari, tra cui molte seconde case che avrebbero comunque pagato la tassa.

Seconde case
Novità in arrivo anche per i possessori di abitazioni diverse da quella principale. In tutto, le persone fisiche che nel 2012 hanno versato l'Imu su altri fabbricati sono stati circa 15,3 milioni. Per loro le cose non resteranno identiche al passato, come si potrebbe pensare. I proprietari di seconde case non affittate, che può essere l'appartamento delle vacanze o l'immobile di paese lasciato in eredità del vecchio parente, dovranno continuare a saldare regolarmente l'Imu così come hanno fatto nel 2012 e prima della scorsa estate per quanto riguarda l'acconto. In aggiunta, in barba allo Statuto del contribuente per cui il governo a diposto l'ennesima deroga, dovranno pagare retroattivamente il 50% dell'Irpef calcolato sulla rendita catastale. Sia quella nazionale dovuta allo Stato, sia quelle addizionali previste dagli enti locali. Lo scherzetto, secondo quanto calcolato dal ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, dovrebbe coprire circa un miliardo del gettito venuto a mancare con l'intervento sull'Imu delle prime case.

Cedolare secca
Va un po' meglio a chi dà in locazione la sua seconda casa. In particolare per chi ha aderito al regime della cedolare secca, che sostituisce l'Irpef e le sue addizionali, oltre alle imposte di registro e di bollo sul contratto di locazione. Gli affittuari che applicano il canone libero (4+4) nel 2013 continueranno a pagare l'Imu ordinaria e l'aliquota agevolata del 21% sul reddito derivato dalla locazione, che andrà a formare l'imponibile. Coloro, invece, che sceglieranno la cedolare secca con il canone concordato (3+2), avranno uno sconto sull'aliquota agevolata, che già da quest'anno scenderà dal 19 al 15%. I proprietari in questione pagheranno dunque l'Imu ordinaria e una cedolare secca del 15% sul reddito d'affitto.

Imprese
Novità in vista anche per le imprese. Intanto, l'abolizione già avvenuta della prima rata e quella annunciata della seconda riguarda anche i terreni agricoli e i fabbricati rurali. L'Imu agricola nel 2012 è stata pagata da circa 3 milioni di contribuenti e ha prodotto un gettito di circa 700 milioni di euro che per la seconda rata devono ancora ricevere una adeguata copertura.
Per tutte le imprese è invece stata introdotta una modifica al precedente regime di indeducibilità dell'imposta. Da quest'anno le persone fisiche e giuridiche che utilizzano l'immobile per la propria attività potranno dedurre dal reddito imponibile (Irpef o Ires) il 50% di quanto versato allo Stato per l'Imu. La stessa misura non riguarderà, però, l'Irap, così come avrebbero voluto imprenditori ed artigiani.
Per i costruttori arriva infine l'esenzione dall'Imu per gli immobili costruiti ma rimasti invenduti.

Trappola Tares
Se sull'annullamento della seconda rata dell'Imu sulla prima casa grava ancora l'incognita delle coperture, quasi sicura è invece la stangata per tutti in arrivo a dicembre. Il decreto infatti stabilisce che i Comuni potranno modulare a loro piacimento l'applicazione del tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, la famigerata Tares che sotto Natale andrà in pagamento insieme alla terza rata della vecchia Tarsu regolarmente pagata nel corso dell'anno. Il testo del governo prevede che l'individuazione della tariffa tenga conto di una serie di criteri stabiliti dal governo e dal generico principio «chi inquina paga». Il rischio è che i Comuni, che per quest'anno potrebbero perdere l'extragettito garantito dalla maggiorazione delle aliquote Imu sulla prima casa applicate nel 2012 (circa 600 milioni), usino la Tares, che dal prossimo anno non esisterà più, per recuperare il «maltolto». Per alcuni contribuenti la maggiorazione potrebbe annullare in parte il beneficio dell'abolizione Imu, per chi già rientrava nelle soglia di detrazione previste per la prima casa (200 euro per tutti più 50 euro per ogni convivente a carico) il timore è quello addirittura di pagare complessivamente per la casa più dello scorso anno. 

Service tax
E si arriva così all'annunciata service tax. La tassa non è ancora stata definita, ma presto tutti, sia proprietari che inquilini, dovranno farci i conti. La tassa sui servizi che dal primo gennaio sostituirà Imu e Tares sarà federalista, il che significa che saranno i Comuni a decidere come e quanto si pagherà. Il governo ha comunque spiegato che la service si baserà su due componenti. La prima, Tari, è di fatto quella che sostituisce l'attuale Tarsu (ricompresa nella Tares). Sarà dovuta, come già oggi, da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani. Le aliquote saranno parametrate dal Comune a propria discrezionalità sempre nel rispetto del principio comunitario «chi inquina paga». Di fatto, però, saranno calcolate in base ai metri quadrati in barba al numero di persone che abitano l'immobile e, quindi, al volume di rifiuti prodotti.
La seconda componente, Tasi, sarà a carico sia dei proprietari (in quanto i beni e servizi pubblici locali concorrono a determinare il valore commerciale dell'immobile) sia di chi occupa i fabbricati e sarà il corrispettivo pagato per i cosiddetti servizi indivisibili, come l'illuminazione o lo stato dello strada. Anche in questo caso sarà il Comune ad avere la massima flessibilità, potendo scegliere come base imponibile o la superficie o la rendita catastale.
Il ministro Saccomanni ha assicurato che il governo stabilirà comunque un tetto massimo alle aliquote. Ma la stangata è dietro l'angolo. Gli approfondimenti del Tesoro sulle possibili soluzioni per la riforma dell'Imu avevano evidenziato che l'introduzione della service tax sarebbe con ogni probabilità risultata «neutrale dal punto di vista finanziario», anche tutelando le famiglie, proprietarie e locatarie, più bisognose o numerose. Il che significa che alla fine i conti devono in ogni caso tornare. In assenza di agevolazioni per i redditi più bassi, infatti, il gettito dell'Imu ad aliquota standard (circa 3,4 miliardi di euro) e la contestuale eliminazione della maggiorazione Tares (valutato in 1 miliardo) sarebbe assicurato da un'aliquota dell'1,9 per mille della nuova service tax sulla prima abitazione (4,3 miliardi). Introducendo invece agevolazioni per tenere conto delle situazioni soggettive di svantaggio, si potrebbero incassare altrettanti 4,3 miliardi con aliquote variabili tra 1,9 e 3,4 per mille, in dipendenza della modulazione dell'agevolazione concessa.

Inquilini
I conti in questo modo tornerebbero, ma è chiaro che saranno pure gli inquilini a dover pagare il conto dell'abolizione dell'Imu. Il carico per loro, ha assicurato il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, sarà molto basso. In realtà, l'Unione inquilini parla di una stangata media di circa mille euro. Il segretario nazionale dell'associazione, Walter De Cesaris, non ha dubbi: «È evidente che, a partire dal 2014, sarà a carico degli inquilini la maggior parte degli oneri relativi alla nuova tassa che, di fatto, anche negli importi, sostituirà sostanzialmente l'Imu oggi pagata dai proprietari». Tutt'altra la versione di Pier Paolo Baretta, che per placare gli animi ha tirato fuori dal cilindro altri 2 miliardi, di cui ad oggi non si ha alcuna notizia di copertura strutturale. Che il rischio di uno «scompenso» possa esserci, ha detto il sottosegretario all'Economia, «l'esecutivo l'ha messo in conto» e proprio per questo il governo «provvederà a mettere a disposizione 2 miliardi di euro» che serviranno a diminuire l'impatto complessivo dell'imposizione.
Anche se l'esecutivo, e appare francamente difficile, riuscirà a mantenere le promesse indicate da Baretta, continuerebbero comunque a ballare 2 miliardi di euro che qualcuno dovrà pagare.

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