Basta un certificato. Che l’impresa può presentare in banca per chiedere un anticipo o al fisco per estinguere un debito. Messa così, la compensazione dei crediti verso la Pubblica amministrazione non sembra affatto quel meccanismo diabolico che spinse Mario Monti ad infuriarsi verso chi ne caldeggiava l’introduzione. Quando Angelino Alfano provò a mettere sul piatto la questione, il premier si definì addirittura «sdegnato» per quello che considerava un invito alla «disobbedienza fiscale».
Eppure, ieri Vittorio Grilli ha confermato che la cosa si farà e si farà presto. Solo «questione di giorni», ha spiegato il viceministro dell’Economia. «Faremo», ha aggiunto, «questo nuovo decreto di semplificazione del processo di certificazione e la certificazione si potrà usare sia ai fini dello sconto pro-solvendo alle banche in caso di ritardi di pagamenti sia come documento per compensazioni nel caso si abbiano debiti iscritti al ruolo con la nostra agenzia tributaria». Il principio è cristallino, così come sosteneva il segretario del Pdl. «Se lo Stato è in ritardo a pagare e il contribuente è in ritardo a pagare», ha detto Grilli, «i due ritardi si possono compensare».
La semplificazione del meccanismo di certificazione si baserà su due moduli, con una domanda ed una risposta. Moduli, ha spiegato il viceministro, «precompilati, semplici, senza ambiguità». La procedura dovrà avvenire entro 60 giorni. È prevista anche con Consip, «una piattaforma elettronica per gestire la modulistica senza scambi di carte». Messo in tasca il documento, per l’impresa il più sarà fatto. La certificazione, sulla base degli accordi con l’Abi, potrà essere usata innanzitutto per lo sconto con il sistema bancario. Il credito, ha detto Grilli, «potrà essere ceduto senza più notifiche tramite ufficiale giudiziario, risparmiando tempo e denaro». Resta il fatto che la cessione avverrà con la formula del pro solvendo, che permette al Tesoro di mantenere i circa 80 miliardi accumulati nel corso degli anni sotto la voce di debiti commerciali, senza impatto sul debito, ma lascia la responsabilità in capo all’impresa. Questo significa che se lo Stato continua a non pagare, sarà l’azienda a dover fare i conti con le banche. Le quali, inoltre, hanno anche preteso una ulteriore garanzia attraverso un Fondo che sarà attivato dal ministero dello Sviluppo e non potrà comunque superare i 2,5 milioni per ciascuna azienda.
Lo stesso certificato sarà poi anche la base per la compensazione di crediti e debiti iscritti a ruolo. In questo caso l’impresa chiuderà definitivamente i conti col fisco, ma lo Stato avrà un impatto negativo sul gettito. Cosa che, come si è visto nelle scorse settimane, piace molto poco a Monti.
Festeggia, invece, il Pdl. «Valuteremo con attenzione i provvedimenti», ha detto Maurizio Gasparri, sottolineando che «l’iniziativa in un primo momento era stata giudicata non praticabile». Morale, ha concluso il capogruppo al Senato, «prendiamo atto che aveva torto il governo e aveva ragione Alfano». L’annuncio, ha aggiunto il vicecapogruppo Getano Quagliariello, «certifica la bontà della nostra linea». Il fatto che Grilli abbia «mostrato di voler ascoltare le nostre proposte», gli ha fatto eco il coordinatore nazionale, Sandro Bondi, «è un segnale positivo». Soddisfatta anche Anna Maria Bernini, che parla di «prima significativa boccata di ossigeno per le imprese». Poi, per chi se lo fosse dimenticato, il portavoce vicario del Pdl ha precisato che il decreto «completerebbe l’iter dei provvedimenti del governo Berlusconi». In effetti, la compensazione fiscale è già prevista dalla legge 78 del 2010. Manca solo un decreto ministeriale di attuazione.
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