«Massimo Ponzellini, con l’ausilio di Antonio Cannalire, la collaborazione di Enzo Chiesa e, di volta in volta, con la condivisione o la tolleranza degli altri dirigenti, ha realizzato una struttura parallela, principalmente impegnata nell’attività di erogazione del credito». Questo il nocciolo della lunga ordinanza con cui il gip di Milano, Cristina di Censo, ha fatto scattare le tre ordinanze di custodia cautelare per gli ex vertici della Banca popolare di Milano e il manager Francesco Corallo. Le ipotesi di accusa vanno dall’infedeltà patrimoniale all’associazione a delinquere finalizzata a più reati tra cui la corruzione, l’appropriazione indebita, l’emissione di fatture false e il riciclaggio.
I mandati per l’ex presidente della Bpm e attuale presidente di Impregilo, Ponzellini, e il suo braccio destro Cannalire, entrambi agli arresti domiciliari, sono stati eseguiti ieri mattina dalla Guardia di Finanza di Milano. Misura cautelare anche per Corallo, allo stato, però, irreperibile. Al centro dell’inchiesta, che vede indagati pure l’ex dg di Bpm, Chiesa, e l’ex consigliere di Giulio Tremonti, Marco Milanese, ci sarebbe una sorta di cupola del prestito, che in barba a requisiti, vincoli e garanzie, avrebbe consentito l’erogazione di finanziamenti facili agli amici e a chiunque fosse disposto a mettere sul piatto un riconoscimento tangibile. A Ponzellini, secondo le ipotesi accusatorie, sarebbe infatti state promesse tangenti per circa 5,7 milioni.
Paradossalmente, però, a scatenare la vera bufera è il versante degli “amici”. Dall’ordinanza del gip spuntano infatti come funghi i nomi di politici, principalmente di centrodestra. Da Paolo Romani a Ignazio La Russa, da Daniela Santanché fino al fratello dell’ex premier, Paolo Berlusconi.
La carriera di Ponzellini, scrive il giudice nel provvedimento, si è «interamente sviluppata negli enti sottoposti alle nomine dirette o indirette del potere politico» e tutto ciò «lo ha reso incline ad assecondare i dettami di quest’ultimo piuttosto che le regole del mercato». Non a caso, «le pratiche introdotte da Cannalire riguardano quasi sempre soggetti legati a personalità di rilievo del mondo politico-istituzionale», scrive il giudice riportando un caso concreto: è il 18 ottobre del 2011, Cannalire alza il telefono e chiama «la segreteria dell’allora ministro Paolo Romani pronunciando esattamente queste parole: “mi dice il mio capo, Ponzellini, finché c’abbiamo una banca si può invitare stasera Paolo a cena“?». Secondo quanto emerge dagli atti dell’inchiesta, Romani non è l’unico ministro del governo Berlusconi a essere entrato in contatto con il banchiere bolognese. Anche l’ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa, chiese un «interessamento personale a Ponzellini», servito «soltanto», precisa il gip, «per accelerare i tempi della pratica».
Nell’ordinanza compare poi «una richiesta di finanziamento veicolata da Daniela Santanché, che, a più riprese, sollecita Cannalire, con il quale mostra un rapporto di notevole confidenza». Anche in questo caso, prosegue il giudice, «l’attività della società non sembra finanziabile», ma Cannalire «ancora una volta esercita pressioni affinché il finanziamento venga concesso». Spuntano poi i nomi di Marco Dell’Utri, figlio del senatore del Pdl Marcello, che per il gip di Milano avrebbe ottenuto finanziamenti da Bpm «caratterizzati da vistose irregolarità» e di Paolo Berlusconi, che si sarebbe rivolto a Cannalire «esercitando una forte pressione». E ancora, quelli del senatore Alfredo Messina e dell’ex ministro Aldo Brancher.
Ponzellini è anche accusato di corruzione privata, reato procedibile a querela, presentata, nei mesi scorsi, dalla banca. La corruzione privata è contestata all’ex presidente, a Cannalire e a Corallo, manager che sarebbe stato presentato da Milanese, per il finanziamento ad Atlantis, società che è riuscita a raggiungere il 25% della quota di mercato delle slot machine. Altri episodi di corruzione privata sarebbero relativi a presunte tangenti per finanziamenti alla Sisal, società concessionaria dei giochi, a Capgemini, a Energrid spa e a una società del gruppo Almaviva.
© Libero