Certo, è possibile che Monti stia mettendo in atto una moral suasion strisciante e silenziosa, ma la sensazione è che la luna di miele sia veramente finita e che il neo presidente francese Francois Hollande, a poche ore dall'insediamento, gli abbia già ampiamente rubato la scena internazionale. I riflettori, adesso, sono tutti puntati sull'Eliseo, compresi quelli di Washington, che dopo aver sostenuto per qualche mese il nuovo premier italiano, sembra ora intenzionata a scommettere tutto sul cavallo francese. Barack Obama, con buona pace di chi sosteneva che Hollande fosse debole sul fronte delle relazioni internazionali, si è precipitato domenica scorsa a telefonare al neopresidente per le congratulazioni di rito e per formalizzare l'invito ad un bilaterale alla Casa Bianca prima del G8 di venerdì prossimo. Per avere un'idea dell'importanza strategica del nuovo asse, basti pensare che per organizzare il vertice Obama ha inviato a Parigi tre pezzi da novanta come Philip Gordon, vicesegretario di Stato incaricato degli Affari europei, Anthony Blinken, consigliere per la Sicurezza nazionale presso il vicepresidente Joe Biden, e Michael Froman, viceconsigliere per la Sicurezza nazionale incaricato degli affari economici internazionali.
I piani del presidente Usa non sono cambiati nelle ultime settimane. L'idea è sempre quella di affiancare un growth compact (un patto per la crescita) al fiscal compact difeso con forza da Berlino. A cambiare è, però, il quadro delle alleanze. Fino a qualche mese fa, con Sarkozy all'Eliseo e la Merkel salda al comando, Monti era l'unica carta da giocare. Di qui gli attestati di stima e di fiducia di Obama. E le celebrazioni sulla stampa anglosassone, dove il premier non a caso veniva definito l'uomo in grado di salvare l'Europa.
Oggi la musica è cambiata. E la rapidità con cui Hollande, fulmini permettendo, è volato in Germania, nel giorno stesso del suo insediamento, la dice abbastanza lunga. Sia sui futuri assetti europei, sia sul destino di Monti.
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