lunedì 23 aprile 2018

I Parlamentari lavorano solo per aumentare le ferie

Chi l’ha detto che il parlamento non sta lavorando? Certo, i tempi sono dilatati, le commissioni (tranne quella speciale per gli affari urgenti) non ci sono, la maggioranza neanche, poi ci sono le solenni celebrazioni per la liberazione, quelle altrettanto imperdibili per il primo maggio, i fine settimana per tornare a curare il proprio collegio. Ma mentre i leader dei partiti usciti vincitori dalle urne stanno faticosamente cercando di trovare la quadra, tra una consultazione al Colle, una scappata in Molise e un giretto tra gli stand del Vinitaly o del Salone del mobile, deputati e senatori si sono comunque rimboccati le maniche e hanno iniziato a produrre succose proposte di legge.

Tra i primi testi depositati ce n’è uno che merita di essere citato per il ruolo fondamentale che potrebbe giocare per il futuro del Paese. Il taglio delle tasse? Il reddito minimo? Le misure per l’occupazione? La tutela dei risparmiatori traditi? Nulla di tutto questo. La proposta presentata dai senatori Dieter Steger, Julia Unterberger e Meinhard Durnwalder riguarda le festività soppresse. Insomma, le ferie.
Secondo gli esponenti altoatesini del Südtiroler Volkspartei (Svp) i giorni di vacanza in Italia sono troppo pochi. Ed ecco l’idea: si potrebbero ripristinare un po’ delle feste comandate soppresse e guadagnare in un colpo solo almeno cinque giorni. Nel mirino dei parlamentari ci sono intanto i quattro giorni aboliti nel 1977. Si tratta di San Giuseppe (19 marzo), dell’Ascensione (40 giorni dopo Pasqua), del Corpus Domini (il giovedì successivo alla Santissima Trinità, che si celebra la domenica seguente alla Pentecoste) e dei Santi Pietro e Paolo (che ora si festeggiano solo a Roma il 29 giugno). Tutte festività che il legislatore aveva deciso di sopprimere, spiegano i senatori, «perché il loro carattere infrasettimanale avrebbe avuto una negativa incidenza sulla produttività delle aziende e dei pubblici uffici». Necessità che evidentemente, a parere dei tre, non esiste più. Anzi, «ci si può anche chiedere se proprio l’Italia, che tra i Paesi europei è uno di quelli nei quali la popolazione mantiene più viva la religiosità espressa secondo la tradizione cristiana, debba guadagnare in termini di produttività eliminando il disturbo di pochissime feste religiose infrasettimanali, quando le stesse sono conservate in molti altri Paesi europei». Già che c’erano, poi, i senatori chiedono anche di introdurre la festività del lunedì successivo alla Pentecoste, che si celebra 50 giorni dopo la Pasqua è in Alto Adige è già prevista.
A motivare il tutto c’è l’importanza della tradizione, della storia e della religione. Ma oltre al riconoscimento dei valori cattolici, si tratterebbe pure di «un omaggio per i non credenti che possono dedicare le giornate alle attività di tempo libero». Non solo, «se le ricorrenze si abbinano ai fine settimana» ci sarebbe anche «un aumento delle attività di svago e del turismo, il che può incidere positivamente sullo sviluppo economico del Paese». Insomma, per far ripartire l’Italia, più ponti per tutti.

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