mercoledì 14 gennaio 2015

Sei anni di fisco nelle mani dei giudici

Dopo il danno, arriva inevitabile la beffa. Tra errori, gabole, sviste e imprecisioni, gran parte dei provvedimenti fiscali con cui i governi hanno prosciugato le tasche dei contribuenti potrebbe essere illegittima. L’elenco degli inciampi è lungo e articolato. Si va dalla vecchia Robin Tax all’imposta di successione, dagli sgravi alle onlus all’Imu, fino al recentissimo Jobs Act.

Il Sole 24 Ore ha verificato che nei prossimi 12 mesi saranno al vaglio della Corte Costituzionale ben 14 disposizioni tributarie, che fruttano allo Stato complessivamente circa 2,5 miliardi di gettito. La quota più corposa, 1,34 miliardi, è quella relativa alla Robin Tax, balzello ideato dall’ex ministro Giulio Tremonti nel 2008 in base alla quale le imprese del settore petrolifero ed energetico pagano una addizionale Ires del 5,5%. Ebbene ieri si è tenuta alla Consulta la prima udienza per una questione di legittimità costituzionale sollevato dalla Commissione tributaria di Reggio Emilia nel 2011. Altri 500 milioni di gettito riguardano l’aggio della riscossione (ora all’8%), che secondo la Commissione tributaria di Torino dovrebbe corrispondere ai servizi effettuati da Equitalia e non essere fissato a prescindere. L’udienza è fissata per il 26 maggio. Altri 260 milioni sono appesi all’imposta di successione per gli eredi indiretti e 115 all’imposta sostitutiva sui fondi immobiliare. Ma sotto esame dei giudici costituzionali ci sono anche le tasse sugli interessi dei conti correnti, l’utilizzo nel contenzioso dei dati non forniti al fisco, il balzello per la gestione degli scarti animali in Piemonte, il regime fiscale per gli imprenditori agricoli che producono energia rinnovabile, l’esenzione dell’imposta di bollo per le onlus, i diritti del contribuente per i rimborsi dell’erario, esenzione Ici per i fabbricati rurali, gli omessi versamenti delle ritenute e i tempi degli avvisi antielusivi.

Ma non è tutto. La lista degli ingarbugli fiscali continua ad ingrossarsi senza sosta. Nei prossimi giorni sarà il turno dell’Imu sui terreni agricoli. Il pasticcio dei criteri basati su varie fasce di altitudine per stabilire le soglie di esenzione il 21 gennaio sarà cassato dal tar del Lazio, che ha giò concesso la sospensiva e difinito «irragionevoli» i parametri. Un giorno prima, il 20, il governo cercherà di mettere una pezza. Intanto il tempo scorre e il 26, legittima o no, scade il termine per il pagamento dell’imposta.
Non meno intricata, e a rischio ricorsi, la vicenda delle tasse comunali per l’occupazione di suolo pubblico (Tosap e Cosap) e per le affissioni pubblicitarie. La Iuc aveva previsto che dal 2015 sarebbero state inglobate nell’Imu secondaria (Imus). Il governo, però, malgrado gli annunci sulla Local tax, non ha emanato il decreto. Il ministero dell’Economia due giorni fa si è limitato ad una circolare per annunciare che le vecchie tasse devono comunque essere pagate.
Prospettive cupe anche per il jobs act. In Veneto gli imprenditori che hanno fatto le prime assunzioni utilizzando le agevolazioni contributive previste dai contratti a tutele crescenti hanno lanciato l’allarme sull’aleatorietà del beneficio. «Temiamo», hanno detto, «che a livello europeo gli sgravi triennali verrano reclamati come concorrenza sleale».
Nel frattempo, a novembre c’è stato un incremento del 15,5% delle partite Iva per sfuggire al nuovo regime dei minimi. Mentre la Cassazione ha dato via libera ai Comuni per intascare più multe con il giallo superveloce dei semafori.
In tutto questo il governo ha deciso di rinviare la delega fiscale al 20 febbraio. Non c’è fretta.

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