giovedì 8 gennaio 2015

L'Iva ridotta sugli e-book resta in tasca agli editori

Doveva essere una vittoria della cultura e del Paese. Si è rivelata l’ennesima beffa per il contribuente.
Il 31 dicembre, poco prima di pranzo, il ministro Dario Franceschini twittava orgoglioso: «Da domani Iva su ebook scende in Italia dal 22 al 4%».
A molti era sembrato impossibile che nel Paese dei balzelli e delle gabelle una tassa potesse scendere. Eppure, alla fine, l’emendamento del governo alla legge di stabilità è passato. Sette milioni di gettito persi e un duello con l’Unione europea. Questo il costo della misura con cui dal primo gennaio 2015 l’imposta sui libri elettronici è stata equiparata a quella degli omologhi cartacei.

Bello. Giusto. Peccato che nessuno abbia informato i rivenditori né, tantomeno, gli editori. Computer alla mano, il sito dday.it (Digital Day) si è preso la briga di confrontare i prezzi degli ebook di novembre con quelli post riforma. Ebbene, non solo non sono diminuiti, ma in alcuni casi sono addirittura aumentati. Sul sito laFeltrinelli.it su 10 bestseller in vendita ci sono 7 libri venduti allo stesso prezzo. Uno solo è sceso, due sono saliti.
Stesso discorso su Ibs.it dove nei primi 50 titoli presenti nella top 100 le riduzioni si contanto sulla punta delle dita. E la musica non cambia su Kobo.it e Amazon.it. I prezzi sono sostanzialmente identici, tranne qualche caso dove il costo del libro, al rialzo o al ribasso, è stato modificato sulla base di politiche editoriali già in atto prima della sforbiciata fiscale.
La sostanza è che, almeno per ora, la decurtazione del 18% dell’Iva è stata mangiata dalla filiera prima di arrivare al cliente finale.

Si capisce meglio, a questo punto, per quale motivo gli editori abbiano accolto la normacon grandi festeggiamenti, facendo circolare per il web il logo trionfante «epic win» e l’hastag #unlibroèunlibro. A conti fatti, sempre che l’Unione europea non ci imponga una repentina marcia indietro, considerato che Francia e Lussemburgo per una identica iniziativa sono già stati deferiti alla Corte di giustizia, per l’industria del libro si profila un guadagno netto di 7 milioni di euro.
Per i consumatori, salvo soprese nei prossimi giorni (anche se quando l’Iva aumenta gli adeguamenti sono immediati), non cambierà nulla. Per la diffusione dei libri digitali, in Italia siamo  ancorati ad una quota di mercato del 3%, pure.
E tutto resterà immutato, paradossalmente, anche per gli autori fai da te. La beffa nella beffa, infatti, è che sui libri autopubblicati e venduti online senza Isbn (il codice di riferimento è fornito solo dalle case editrici e da alcuni siti, come Narcissus.me, a pagamento) continuerà ad essere applicata l’Iva al 22%. Buona lettura.

© Libero