mercoledì 14 gennaio 2015

Il lamento di re Giorgio: "Il Quirinale era una prigione"

«Sono contento di tornare a casa. Qui si sta bene è tutto molto bello, ma si sta un po’ chiusi e si esce poco. È un po’ come una prigione». Ha voluto chiudere in bellezza Giorgio Napolitano, consegnando all’Italia e alla storia, nel suo ultimo giorno da presidente della Repubblica, un’immagine bizzarra  del colle più alto di Roma. Con tutto il rispetto per la battuta, è difficile cogliere la metafora, considerato che la «prigione» di cui parla Napolitano è una modesta residenza cinquecentesca di 110.500 metri quadri: il più grande palazzo presidenziale al mondo, il sesto in termini assoluti, grande oltre 20 volte l’intero complesso della Casa Bianca.

Al servizio del detenuto Giorgio ci sono appena 1.636 dipendenti, che costano ai contribuenti 122 milioni di euro l’anno. Calcolando anche il resto le spese previste per il 2015 sono di 350 milioni di euro di cui 224 a carico del bilancio dello Stato  (anche se attraverso una serie di capriole contabili il Quirinale sostiene che i costi attribuibili alle funzioni presidenziali siano «solo» di 114 milioni).
Da oggi, comunque, Napolitano tornerà in libertà. Anche se dovrà impegnare parte del suo tempo sui banchi del Senato, come spetta ad ogni ex capo di Stato italiano.
L’ultima apparizione ufficiale da presidente l’ha riservata alla manifestazione della Polizia di Stato «Una vita da sociale», che si è tenuta ieri mattina in piazza del Quirinale.  All’ingresso del Palazzo Napolitano ha colto l’occasione per rivolgere ancora un augurio all’Italia, affinché «sappia ritrovare unità nei momenti più critici, pur nella libertà della discussione politica e di dialettica parlamentare». Anche perché, ha proseguito, «viviamo in un mondo molto difficile. Abbiamo visto nei giorni scorsi cosa è successo in un Paese vicino e amico come la Francia. Siamo molto incoraggiati dalla straordinaria manifestazione di Parigi».

L’addio vero e proprio al Quirinale è previsto per questa mattina, quando  Napolitano metterà nero su bianco, con la firma in calce alla lettera di dimissioni, la rinuncia a proseguire nel suo secondo mandato al Colle.  Da quel momento il presidente del Senato Pietro Grasso sarà presidente supplente della Repubblica.
L’ex magistrato potrà emanare decreti legge e promulgare leggi,  accreditare diplomatici presso Potenze estere e ricevere le credenziali di nuovi ambasciatori stranieri. Teoricamente potrebbe anche sciogliere le Camere, ma si tratta di una eventualità mai verificatasi, soprattutto per la brevità delle supplen ze.
Per sua fortuna Grasso non dovrà conoscere i rigori della detenzione. La sua residenza sarà infatti a Palazzo Giustiniani, con un ufficio ospitato nella Sala della Costituzione.

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