mercoledì 28 gennaio 2015

Effetto Ilva di Stato: fornitori al lavoro gratis

A poco più di un mese dalla nazionalizzazione voluta da Matteo Renzi, il caos all’Ilva di Taranto non poteva essere più totale. I sindacati se la prendono con Confindustria, Confindustria attacca il governo e il governo richiama tutti ai propri doveri, alimentando una guerriglia dagli esiti assai incerti. Ad incendiare un altro po’ gli animi ci ha pensato lo stesso commissario straordinario Piero Gnudi con una bella missiva inviata il 23 gennaio alle imprese che lavorano per il complesso siderurgico.

Il nodo da risolvere riguarda i pagamenti che le aziende dell’indotto aspettano da circa due anni. In assenza di risposte dalla gestione commissariale o dallo Stato, ha minacciato lunedì il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, i fornitori saranno costrette a chiudere i battenti e a «consegnare le chiavi al governo». Apriti cielo. La sortita di Cesareo ha provocato l’immediata alzata di scudi dei sindacati. «Dichiarazioni gravissime e irresponsabili», ha tuonato ieri il segretario Fiom di Taranto, Donato Stefanelli, sostenendo che sono stati propri gli imprenditori «soffiare sul fuoco della protesta» per utilizzare i «lavoratori come scudi umani».

Ed ecco la soluzione proposta dai commissari per riportare il sereno: le imprese dell’indotto dovranno continuare a lavorare anche gratis, perché in caso contrario saranno considerate inadempienti. Questo più o meno il senso della lettera firmata da Gnudi in cui si fa presente che «l’eventuale interruzione o ritardata esecuzione delle prestazioni previste» costituirebbe «un grave inadempimento alle obbligazioni contrattuali assunte nei confronti di Ilva». Questo perché i contratti pendenti alla data del 21 gennaio 2015, giorno in cui è scattata l’amministrazione straordinaria ex Marzano, «continuano ad avere esecuzione senza soluzione di continuità».
Ma il bello deve ancora venire. Gnudi ha infatti chiarito che «i crediti derivanti dalle prestazioni regolarmente rese a Ilva a partire dal 21 gennaio 2015 saranno soddisfatti dalla procedura di amministrazione straordinaria in prededuzione rispetto ai crediti maturati prima dell’apertura della procedura».

In altre parole la gestione commissariale affidata a Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi, si farà carico delle nuove fatture, ma non può garantire il pagamento delle vecchie. Debiti che a questo punto non si capisce chi dovrà o potrà onorare. «Chiedere di mantenere gli impegni senza nessuna certezza sui  pagamenti è un modo di fare intollerabile», ha dovuto ammettere pure l’Ugl.
Anche sul futuro, poi, è tutto da vedere. La disponibilità di risorse è appesa ad alcuni emendamenti presentati in commissioni Industria e Ambiente del Senato al decreto Ilva. Modifiche che sbloccherebbero per l’Ilva i 150 milioni accantonati da Fintecna, società della Cdp, a fronte di un vecchio contenzioso tra Riva e l’Iri. Per quanto riguarda l’indotto, però, la liquidità dovrebbe arrivare dalla predisposizione di una provvista di altri 150 milioni garantita dal Fondo centrale di garanzia. Le prossime ore, intanto, saranno determinanti per capire che fine faranno i 5mila addetti per cui è stata chiesta la cassa integrazione in alternativa ai contratti di solidarietà, non permessi dall’amministrazione straordinaria in assenza di una precisa deroga del ministero del Lavoro.

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