domenica 3 agosto 2014

La Cgil sconfitta in Alitalia si vendica e rompe con la Uil

Niente più accordi con la Uil. Può sembrare incredibile, ma dopo l’esito burrascoso delle schermaglie sindacali in Alitalia, con lo strappo degli uomini di Angeletti sull’applicazione del contratto collettivo del trasporto aereo e il costo del lavoro, la Cgil ha deciso di portare via il pallone. Gli uomini dell’organizzazione guidata da Susanna Camusso non dovranno più sedersi ad un tavolo negoziale in cui sia presente anche la Uil.

La rappresaglia è formalizzata in una lettera, di cui Libero è entrato in possesso, inviata lo scorso 28 luglio dal segretario generale della Filt, Franco Nasso, a tutte le strutture del sindacato. «Dopo i noti fatti registrati nella vertenza Alitalia e la rottura consumata dalla Uiltrasporti», si legge nella missiva, «si invitano tutte le nostre strutture a non produrre atti a sigla unitaria con Uiltrasporti».
Poche righe, dagli effetti potenzialmente dirompenti. Anche perché un’iniziativa analoga sembra sia stata presa pure dalla Cisl. E la Uil da sola difficilmente avrà i numeri per non finire all’angolo nelle numerose vertenze che in questi mesi coinvolgono il mondo dei trasporti. Di carne al fuoco ce n’è tanta. Basti pensare alla grande partita del rinnovo del contratto unico della mobilità, alle tensioni che serpeggiano nel mondo dei Taxi e del trasporto pubblico non di linea, alla guerriglia in atto all’Enav con i controllori di volo, al rinnovo del contratto Anas e alle trattative in corso alle Fs per gestire con i nuovi vertici la riorganizzazione complessiva del gruppo. Tutti appuntamenti da cui ora la Uil rischia di essere completamente tagliata fuori.
La pratica dell’esclusione delle sigle sindacali dai tavoli negoziali non è certo nuova. Solitamente, però, a fare muro sono tutte e tre le grandi confederazioni, che di volta in volta lasciano fuori questo o quel sindacato autonomo che non vuole scendere a patti con i grandi.

Il giochino funziona rifiutandosi di partecipare alla trattativa se sono presenti anche rappresentanti dei lavoratori non graditi. In questo modo i piccoli sindacati si trovano di fronte ad un’alternativa dove la possibilità di portare a casa un risultato non è contemplata: o firmare successivamente un testo su cui non hanno potuto mettere bocca oppure tentare di siglare un accordo separato con l’azienda che però, in base alle attuali norme sul lavoro, non può comunque prevalere né discostarsi dall’accordo raggiunto dalle organizzazione più rappresentative.
A fare le spese della conventio ad escludendum, questa volta, sarà invece la Uil, che potrebbe pagare cara la decisione di schierarsi al fianco di piloti e assistenti di volo nel tentativo di traghettare iscritti dalle organizzazioni professionali. Al centro dello scontro, paradossalmente, ci sono proprio questioni che riguardano la rappresentanza. L’applicazione nella nuova Alihad del contratto nazionale del trasporto aereo, da mesi osteggiato dalle sigle autonome del personale di volo Anpac, Avia e Anpav, è infatti il grimaldello con cui la Cgil si garantisce il controllo delle relazioni industriali a scapito delle associazioni professionali, che invece sarebbero più tutelate da accordi aziendali.
Di qui la grande irritazione del sindacato rosso per il disimpegno della Uil. Un disimpegno che evidentemente la Cgil, che si è ben guardata dal firmare unitariamente l’accordo sugli esuberi, ritiene di essere l’unica legittimata ad esercitare.

© Libero