giovedì 12 dicembre 2019

Turismo e made in Italy continuano a galoppare

C’è un’Italia che, malgrado tutto, non si ferma mai. Un’Italia che sopravvive alle tasse, agli sgambetti della politica, alle trappole normative. Mentre l’industria manifatturiera e la grande distribuzione, dall’Ilva alla Conad, fino alla Safilo, solo per citare i casi di questi giorni, continuano a sfornare drammatici piani di ristrutturazione, mettendo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro e bruciando senza sosta valanghe di risorse pubbliche destinate agli ammortizzatori sociali, c’è un’Italia che, puntando sulle bellezze naturali del Paese, sulle città d’arte e sui prodotti tipici, riesce ancora a produrre quattrini e occupati.

Il quadro complessivo che emerge dai numeri snocciolati ieri da Unioncamere è tristemente chiaro. La stagione delle assunzioni volge al fine. I dati raccolti dalle imprese a dicembre confermano l’inversione di tendenza registrata già dal mese scorso e lasciano intravedere una fine dell’anno con una significativa flessione delle entrate programmate. Saranno 18mila i contratti in meno rispetto al dicembre dello scorso anno (-5,7%) e oltre 47mila quelli in meno rispetto allo scorso novembre (-13,7%).

Prospettive
Anche le prospettive per il prossimo anno non raccontano nulla di buono. Nel trimestre che si chiude a febbraio 2020, sempre secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Excelsior, il confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente produce un saldo negativo di 9mila assunzioni. Il segno meno riguarda tutti i settori produttivi, dalla meccanica, all’automotive, dai servizi alla logistica. L’unico comparto con il piu davanti è quello del turismo, che registra un aumento del 5,4% rispetto al dicembre 2018 (+3.050 assunzioni) e un balzo del 22,4% (+10.960) rispetto allo scorso novembre.
La conferma del dinamismo del settore arriva da Bankitalia, che, sempre ieri, ha diffuso un rapporto sulla bilancia dei pagamenti turistica dove si evidenzia un saldo positivo nei primi 9 mesi dell’anno di 14,7 miliardi, in netto miglioramento rispetto ai 14 miliardi dello scorso anno. Secondo i dati resi noti da Via Nazionale, nel solo terzo trimestre di quest’anno il confronto tra il giro d’affari prodotto dai viaggiatori che sbarcano nel nostro Paese e quelli che dall’Italia partono per altre destinazioni è risultato in attivo di 7,7 miliardi rispetto ai 7,3 dello stesso periodo dello scorso anno.

Eccellenze
Uno scenario che non è, come si potrebbe pensare, dovuto alla fase di difficoltà del nostro Paese, alla necessità di stringere la cinghia, ma ad un flusso crescente di stranieri che hanno voglia di visitare le nostre terre. I turisti arrivati in Italia nei primi nove mesi del 2019 sono stati 76,1 milioni, in aumento di circa 2 milioni rispetto ai 74,7 del 2018. Praticamente invariata è stata, invece, la quota di viaggiatori italiani all’estero, con 50,8 milioni sui 49,9 dello stesso periodo dello scorso anno.
Ad attirare gli stranieri, oltre alla qualità delle strutture ricettive e ai gioielli di cui il Paese è stato dotato da madre natura, ci sono ovviamente anche le mille eccellenze della nostra enogastronomia. Eccellenze che oltre ad essere assaporate sul luogo, riscuotono anche grande successo oltreconfine, trainando l’export del Paese insieme agli altri settori del made in Italy.
«Già nel 2019», si legge in rapporto Ice-Prometeia presentato ieri, comparti importanti per la manifattura italiana hanno registrato una crescita dell'import mondiale superiore al dato medio. E l’elenco dei settori relativamente più dinamici (moda e meccanica) si allargherà nel 2020 all’alimentare». A favorirci, paradossalmente, potrebbe essere anche la guerra dei dazi. Quelli che colpiranno Francia e Spagna, ad esempio, potranno rappresentare un’opportunità per il nostro vino, che potrà accelerare l’aumento già in corso delle sue esportazioni.

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