martedì 3 dicembre 2019

Senza tagli Alitalia non si vende. Se ne sono accorti pure i grillini

Alitalia così com’è non se la compra nessuno. Ci sono voluti 30 mesi di amministrazione straordinaria e 1,5 miliardi di soldi pubblici buttati, ma alla fine ci sono arrivati anche i grillini. «interverremo», ha spiegato ieri il viceministro all’Economia, il pentastellato Stefano Buffagni, «anche con modifiche legislative, perché è evidente che l’azienda ha bisogno di una ristrutturazione, perché altrimenti è invendibile, lo dicono i fatti, e quindi noi ci adopereremo per garantire la tenuta occupazionale, ma anche per renderla competitiva e appetibile per il mercato».

Insomma, si riparte da zero. Buttato alle spalle il tentativo folle di trovare acquirenti per una compagnia che perde circa un milione di euro al giorno e quello altrettanto folle di nazionalizzare la società, con costi esorbitanti per le casse pubbliche, il governo sembra intenzionato a mettere sul piatto un nuovo bando di gara, che verrà accompagnato da un piano di tagli e riorganizzazione per rendere la compagnia in grado di essere almeno messa in vetrina.
Il nuovo percorso viene delineato in un decreto legge ad hoc che sbloccherà ulteriori 400 milioni di prestito ponte e concederà altri sei mesi di tempo per la nuova procedura, fissando al 31 maggio 2020 il termine per il trasferimento degli asset.

Non è ancora chiaro se a gestire la nuova fase saranno gli stessi commissari che hanno finora guidato la compagnia o se il compito sarà affidato ad un nuovo soggetto. E non è neanche chiaro se la riorganizzazione preveda ancora una volta la creazione di una bad company per scaricare i debiti sulla collettività. Ma il problema principale da risolvere, nell’immediato, è il fastidio dell’Europa, con cui la tensione è risalita a causa delle polemiche sul Mes, nell’essere stata lasciata fuori dall’ennesimo esborso (leggi aiuto di Stato) a favore del vettore aereo. Per Buffagni il percorso è già stato negoziato con la Ue. Cosa, però, che a Bruxelles non risulta.
Gli Stati membri, hanno fatto sapere dalla Commissione, sono tenuti a notificare tutte le misure a rischio di violazione della normativa e devono attendere una decisione definitiva dell’Antitrust Ue sulla compatibilità degli aiuti. Il bello è che Bruxelles sta ancora valutando la legittimità dei primi 900 milioni di prestito. Il che potrebbe creare qualche problemuccio sull’erogazione di altri quattrini. Tanto più che, proseguono le fonti di Bruxelles, questa ulteriore mossa neanche è stata notificata.
Insomma, l’ennesimo pasticcio sulla ex compagnia di bandiera è dietro l’angolo.</MD>

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