martedì 25 agosto 2015

Macigno Etihad a Fiumicino: "Investite o ce ne andiamo"

Il fastidio verso la gestione dello scalo di Fiumicino non l’ha mai nascosto, James Hogan. Già dopo l’incendio di maggio che ha carbonizzato il Terminal 3, il numero uno di Etihad nonché vicepresidente di Alitalia aveva minacciato di lasciare lo scalo romano definendolo «un’infrastruttura non adeguata a fungere da hub di una compagnia con le nostre ambizioni». Dopo il secondo rogo di fine luglio e le immagini che hanno fatto il giro del mondo dei passeggeri trasformati in sfollati dalla paralisi dell’aeroporto, la posizione del manager è diventata ancora più spigolosa.

«Ci sono 169 aeroporti in Europa dove è facile operare.Se ci sono degli incidenti, se ci sono dei problemi, questo può avere degli impatti sulla fiducia che possiamo avere e sulla voglia di investire», ha sparato senza pensarci troppo il ceo di Etihad, rispondendo a una domanda nel corso del Meeting di Cl a Rimini. Parole che piombano come macigni sulla trattativa che Atlantia sta conducendo per la cessione di una quota di Adr (di cui detiene il 95,91%). Una partita su cui fino ad oggi i Benetton sembravano speranzosi di poter coinvolgere Adia, il fondo sovrano di Abu Dhabi, proprio in un’ottica di maggiore sinergia tra Alitalia e lo scalo di Fiumicino. «Può essere un’occasione per loro e anche per noi», aveva detto qualche tempo fa l’ad di Atlantia, Giovanni Castellucci.
Ora sembra invece che Alitalia e Aeroporti di Roma siano ai ferri corti per decidere il risarcimento dei danni provocati alla compagnia dagli incendi. «È una questione», ha spiegato che stanno trattando i ceo a porte chiuse».

Ma la polemica di Hogan è più ampia. E riguarda anche le politiche infrastrutturali del nostro Paese. «Roma deve essere all’altezza della sfida», ha spiegato, «quello che è necessario è una piattaforma turistica integrata a sostegno dell’infrastruttura. Per noi è fondamentale». Un attacco a cui il sottosegretario alle Infrastrutture, Graziano Delrio, presente alla conferenza stampa, ha cercato di replicare assicurando che Adr «investirà 800 milioni nei prossimi due anni». Ma Hogan ha insistito, lasciando intendere che, senza un veloce cambio di passo, gli arabi potrebbero anche fare le valigie. «Bisogna garantire», ha detto, «la piena competitività di Roma e la piena operatività degli scali di Roma e di Milano che sono strategici per noi». E quello che «più conta sono gli investimenti a breve negli Aeroporti di Roma», perché Fiumicino «deve ridare fiducia».

Detto questo, il numero uno di Etiahd (che ha il 49% della compagnia italiana) ha rivendicato il successo dell’operazione Alitalia, definendola «un ottimo investimento». Inizialmente, ha spiegato, «avevo molti dubbi, ma dopo 12 mesi posso dire che abbiamo imboccato la strada giusta». Quanto al futuro della compagnia, ha concluso Hogan, «abbiamo cinque obiettivi strategici: fungere da guida per i nostri partner, tornare alla piena redditività a partire dal 2017 e garantire un flusso di investimenti continui. Infine, desideriamo crescere organicamente facendo leva sulle sinergie con altre compagnie e  vogliamo che gli azionisti vedano risultati per sostenere il progetto».

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